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Due sotto il burqa

Regia di Sou Abadi vedi scheda film

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La recensione su Due sotto il burqa

di alan smithee
6 stelle

Nella Parigi multirazziale del mondo universitario, Armand e Leila si amano e sono elettrizzati quando scoprono di essere stati ammessi entrambi ad un prestigioso stage dell'Onu a New York.

Peccato che proprio in quei giorni faccia ritorno a casa della giovane, che vive assieme ad un fratello adolescente, ancora in età scolare, il fratello Mohammud, di ritorno dallo Yemen: un altro uomo, sia come fidionomia che come carattere: una scuola di impronta intransigente e talbana gli ha fatto il lavaggio del cervello ed il ragazzo trva indecoroso ogni atteggiamento vivo e vitale che la sorella ostenta con la massima naturalezza. Quando scoprirà la relazione tra lei e Armand, la reazione sarà tale da costringere il ragazzo ad escogitare un diabolico ma ingegnoso piano: fingersi una ragazza musulmana strettamente osservante dei costumi più rigorosi, e presentarsi completamente coperto di un burqa nero chiedendo aiuto alla sorella di Mahmmud per una serie di lezioni di francese. Il fratello talebano ci casca, ma finisce pure per idealizzare quella falsa figura femminile, che il ragazzo riesce a rendere un pò comicamente storpiando la voce, ma con un effettoche va al di là d ogni più rosea aspettativa.

Ne nasce una esilarante commedia degli equivoci, ove nulla appare come sembra, e nella quale, a complicare ulteriormente le cose, intervengono i genitori di origine mediorientale di Armand, capitanati da una madre femminista e stile "suffragetta" che sfodera tutta la sua caratterilità fiera, a scapito di una soluzione che non tarderà a svelare i suoi comici effetti, in un  contesto che rimane realista e semiserio, rispettoso delle tematiche assai attuali su cui si poggia la vicenda.

Certo la giovane regista di origine iraniana Sou Abadi è conscia che, restando nel genere della commedia pura, i toni vanno necessariamente stemperati anche quando s parla di formazione al terrorismo, di incitamento all'odio razziale e allo sterminio dell'infedele, alla segregazione della donna verso un ruolo passivo e sottomesso ove nessun tratto distintivo di ella è bene che venga ostentato alla luce del sole.

E la storia si risolve in una sorta di variante di "A qualcuno piace caldo", dato che il fratello talebano della protagonista si innamorerà platonicamente della "ragazza" in burqa, facendo di tutto per averla in sposa, con un aggornamento alle dinamiche di una società mutirazziale che da una parte cerca di adattarsi a convivere nel rispetto reciproco, come ragonevolezza insegnerebbe, ma dall'altra riceve forti pressioni religiose e culturali per rinnegare tutto questo inevitabile necessario bisogno di rispetto e tolleranza.

Davvero simpatico il giovane e già noto attore Felix Moati ( Il medico di campagna, La vie trés privée de Monsieur Sim) quando veste gli impegnativissimi panni della ragazza in burqa: l'attore, occhi sgranati in un misto di terrore ed ostentazione del proprio tranello, dà vita a scenette esilaranti che, nella vicenda, gli richiedono una ben più completa preparazione ed informazione religiosa, che in qualche modo sarà in grado di far sua e di trasmettere al suo spasimante, riconducendolo in qualche modo alla ragione.... una volta svelate le carte del proprio diabolico progetto. Anche Anne Alvaro e Miki Maojlovic (attore balcanico noto per il famigerato Il macellaio con la Paretti, ma in verità attore di rilievo con ben altri maestri ed autori della sua terra) , madre progressista e fieramente opposistrice di ogni sorta di restrizione della libertà d'espressione nei confronti della donna e padre casalingo e remissivo, votato allo "zerbinaggio" nei confronti della inesauribile verve della consorte, sono due personaggi improbabili ma divertenti, per una commedia che ha il dono di rimanere in superficie, accennando di problematiche serie, ma senza perdere tempo a sfinirsi nella retorica.

Una volta ancora, il titolo originale, "Cherchez la femme", era decisamente più opportuno e malizioso di questo sciocco pasticcio italiano che non comunica nulla di interessante, se non scimmiottare le dinamiche di una gloriosa commedia scatenata anni '80 con Matthau e la Jackson (Due sotto il divano).

 

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