Regia di Leandro Castellani vedi scheda film
Un ragazzino calabrese, per sfuggire alla lunga mano della 'ndrangheta, va in cerca di fortuna al nord. La trova: va a lavorare in fabbrica a Milano, ma quando viene a conoscenza dell'assassinio di un amico al paese natio, il giovane torna in Calabria per denunciare i colpevoli.
Tratto dall'omonimo romanzo di Gina Basso con una sceneggiatura di Vittorio Schiraldi, Il coraggio di parlare è un tentativo maldestro di scimmiottare i film di denuncia sulla malavita organizzata del sud Italia. La serie tv de La piovra, di recente (dal 1984), aveva riportato l'interesse del pubblico sull'argomento; Leandro Castellani, regista Rai dall'inizio degli anni Sessanta, tenta così la carta del lavoro impegnato per esordire ufficialmente sul grande schermo (a ogni modo, la televisione di Stato non manca fra i crediti di produzione di questa pellicola). Purtroppo per lui la discreta povertà dei mezzi a disposizione fa il paio con l'ingenuità della scrittura della storia; quantomeno non mancano in scena i nomi di richiamo: Leopoldo Trieste, Riccardo Cucciolla, Antonio Cantafora, Corrado Olmi, Lello Arena, Enzo Cannavale sono quelli principali. Il protagonista è invece il giovane e non particolarmente efficace Gianluca Schiavoni, alla prima e ultima presenza su un set. Il ritmo della narrazione latita, la conclusione è fin troppo buonista, leggera (favolistica?) per poter essere presa a tutti gli effetti sul serio; Castellani tornerà a lavorare per il cinema già l'anno successivo con il biografico Don Bosco. 2,5/10.
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