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L'umanoide

Regia di George B. Lewis (Aldo Lado) vedi scheda film

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La recensione su L'umanoide

di mm40
2 stelle

In un futuro lontano e in una galassia lontana, un potente malvagio torna in libertà e decide di sferrare l'attacco al fratello buono, che sta nel frattempo regnando in pace. A evitare guai cosmici interviene un eterogeneo manipolo composto da un bambino asiatico, un cane robot, un energumeno e altri personaggi sopra le righe.

Nel 1977 George Lucas licenzia Guerre stellari, uno dei più grandi successi della storia del cinema; chiaramente in Italia la cosa non poteva passare nè inosservata, nè tantomeno rimanere sprovvista di imitazioni, parodie e veri e propri plagi. Come è questo L'umanoide, titolo fra i più brutti e insignificanti partoribili, che il modesto regista (appena approdato in Rai) Aldo Lado gira con la piena consapevolezza di stare rovistando nel ridicolo. Al di là delle affinità non evidenti, ma schiaccianti con la pellicola americana, L'umanoide è proprio un film brutto in sè: pur con un discreto budget a disposizione, gli effetti speciali - che sono almeno il 50% del prodotto - risultano risibili e sfrontatamente miserrimi anche per l'anno 1979; gli interpreti non valgono granchè e soprattutto la storia (sceneggiatura di Adriano Bolzoni e del regista) mostra carenze gravi sotto ogni punto di vista (dall'originalità della trama alla credibilità minima richiesta, già di per sè bassa visto che si parla di fantascienza). Il cast sfoggia comunque nomi degni di qualche risalto: il problema è che evidentemente tutti sul set sono perfettamente coscienti di stare compromettendo la propria carriera, da Barbara Bach ad Arthur Kennedy, da Leonard Mann a Ivan Rassimov, da Massimo Serato a Venantino Venantini, dal gigante Richard Kiel a Corinne Clery. Detestabile a dirsi, in tanto sfacelo perfino Ennio Morricone (ironicamente?) riesce a sfornare una colonna sonora inadatta, priva di pathos e con tanto di tema conduttore che ricalca per svariate note consecutive (ecco l'ironia: plagio per plagio...) L'inno alla gioia. Boh. Davvero un pastrocchio indigeribile, con qualche punta di puro trash che salva almeno l'apparenza. 2/10.

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