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L'affare della Sezione Speciale

Regia di Costa-Gavras vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'affare della Sezione Speciale

di FABIO1971
8 stelle

Da giovane avevo fatto parte della Resistenza ed ero stato deportato a Buchenwald, di conseguenza sentivo come un dovere la denuncia del collaborazionismo, sebbene poi per scrivere il film non abbia fatto ricorso ai miei ricordi. Infatti, più che un film sulla Resistenza, si trattava di fare un film sui Tribunali Speciali del regime di Vichy, un argomento su cui era possibile reperire parecchia documentazione storica. Dei tre film che ho fatto con Costa-Gavras - una trilogia sulla violenza del potere - non è un caso che proprio L’affare della Sezione Speciale sia oggi quello meno diffuso […]. Forse perché parla della Francia e della vergogna del collaborazionismo, una pagina storica che la memoria collettiva francese preferisce involontariamente dimenticare. È facile criticare il totalitarismo quando lo si denuncia all’estero, ma è molto più difficile denunciarlo a casa propria”.

[Jorge Semprún, da MicroMega n. 6, 2010]

 

Agosto 1941: a Vichy, stazione termale francese, si insedia il governo filonazista del maresciallo Petain. L’opposizione clandestina è in fermento:

È un anno che il nemico occupa il nostro Paese e che cosa abbiamo fatto? Abbiamo parlato tanto, abbiamo buttato dei volantini, al massimo fatto qualche sciopero o qualche corteo”.

Sì, ma il partito non ci ha chiesto di più”.

E la situazione non permetteva che si facesse di più”.

Nel ’39 eravamo contro la guerra imperialista ed era giusto. Non vi scordate che le democrazie borghesi avevano tradito la Spagna repubblicana e bisognava aspettare che l’Unione Sovietica si consolidasse, ma l’attacco nazista contro la Russia cambia tutto: la guerra imperialista è diventata una guerra popolare antifascista, gli scioperi, le manifestazioni e i volantini non bastano. Bisogna colpire!”.

Il primo obiettivo è un ammiraglio della marina tedesca (Ivo Garrani), che viene ucciso in una stazione della metropolitana di Parigi. Per anticipare ed evitare la rappresaglia nazista, il Ministro degli interni Pierre Pucheu (Michael Lonsdale) decide di accelerare le indagini sull’episodio e scovare al più presto gli autori. L’ipotesi più accreditata è quella dell’attentato di matrice comunista e Pierre Pucheu, durante una seduta straordinaria del Consiglio dei Ministri, sollecita i colleghi sulla necessità del pugno di ferro:

Per tagliare di netto il bagno di sangue a cui prelude l’attentato di stamattina, ci vogliono degli esempi e un po’ di condanne a morte faranno riflettere questi terroristi in erba”.

E lei chi pensa di condannare a morte?”.

I principali capi terroristi che si trovano attualmente in mano nostra”.

Sì, sì, ma la nuova legge non potrà essere applicata a gente che è già in prigione quando…”.

Ma lo faremo”.

E come pensa di farlo, signor Ministro degli interni?”.

Questa nuova legge è una legge d’emergenza e può quindi avere eccezionalmente un effetto retroattivo”.

Un effetto retroattivo? E lei chiede al ministro Guardasigilli di partecipare a una cosa così abominevole? A me? La mia tesi di laurea era tutta contro la retroattività delle leggi e quella tesi io l’ho scritta quando lei non era ancora nato, signor Ministro degli affari interni. Non conti su di me”.

Petain in ogni caso avalla il provvedimento: viene istituito un tribunale speciale e stabilita la condanna a morte di sei tra i principali capi terroristi già detenuti in prigione, ignorando ogni principio giuridico. I tedeschi accettano la proposta francese, pur deplorando le modalità dell’esecuzione capitale (ghigliottina in Place de la Concorde), e alla Sezione Speciale della Corte d’Appello viene affidata la scelta dei sei condannati. Poi, ottenuta anche la complicità del Guardasigilli (Louis Seigner), il governo di Petain compone il Tribunale, che si insedia in fretta e furia per giudicare gli imputati, scelti a caso tra comunisti ed ebrei in galera per reati minori: alcuni giudici e avvocati, tra cui Lafarge (Jacques Perrin), uno dei legali d’ufficio dei condannati, si oppongono, però, al provvedimento, tentando di evitare le sentenze di morte. Di fronte ai soprusi subiti dal suo assistito, Lafarge decide di raggiungere Vichy per denunciare la situazione direttamente a Petain e chiedere la grazia per il suo cliente, mentre a metà dei processi, dopo la terza condanna a morte, il presidente è costretto a sospendere le udienze a causa delle proteste dei magistrati. La grazia verrà comunque rifiutata: “I tedeschi volevano sei morti. Al posto dei tre ‘sfuggiti’ alla ghigliottina, fucilarono tre appartenenti alla Resistenza. Ma i tre ‘sfuggiti’, così come gli altri condannati, furono giustiziati in seguito o morirono nei campi di concentramento. I Tribunali Speciali rimasero in attività per tutta l’occupazione. Dopo la liberazione, nessuna sanzione grave fu presa nei riguardi dei magistrati che in essi avevano operato. Sempre la ragione di Stato…”.

Premiato al festival di Cannes per la miglior regia (ex aequo con Les ordres di Michel Brault), tratto da un’inchiesta di Hervé Villeré adattata da Jorge Semprún (La guerra è finita, Z - L'orgia del potere, La confessione, L'attentato e Stavisky, il grande truffatore tra i suoi script), ex militante del Partito comunista spagnolo esiliato in Francia dopo la guerra civile (dove si unirà alla Resistenza, verrà arrestato dalla Gestapo e deportato a Buchenwald per quasi due anni), e dallo stesso Costa-Gavras, L'affare della Sezione Speciale non costituisce soltanto una lucida e spietata disamina delle vergogne del collaborazionismo: la pellicola, tra le più controverse del regista greco quanto meno in termini di accoglienza da parte della critica, sceglie infatti, piuttosto coraggiosamente (e coerentemente con il proprio cinema: il “nemico”, infatti, è sempre il Potere), di circoscrivere l'analisi storica alle dinamiche politiche e morali che scatenarono e consentirono quest'aberrazione giuridica perpetrata in nome della ragion di Stato. Scelta senz'altro rischiosa, soprattutto per il pericolo di affondare nella retorica e nel populismo: L'affare della Sezione Speciale, invece, riesce ad aggirare le trappole della demagogia puntando sul taglio incalzante del racconto, scandito dall’escalation dei processi, tra le udienze in aula e le delibere private della Corte in Camera di Consiglio, e sul sarcasmo e sull’indignazione con cui gli autori si accostano alle manovre politiche e ai giochi di potere dei personaggi coinvolti nella vicenda.

Quello che la maggior parte dei detrattori del film imputò alla scrittura di Costa-Gavras e Semprùn, ovvero la verbosità della sceneggiatura, l'ampollosità dei dialoghi, invadenti fin quasi al didascalismo, si rivela, però, anche un paradossale punto di forza della pellicola, che alla distanza riesce a caratterizzare con maggiore equilibrio e intensità di toni il crescendo di indignazione suscitato dalla rievocazione della vicenda: il paragone, piuttosto che con le forme del cinema di denuncia degli anni Settanta, è con il Rossellini “didattico”, secco (ma, non a caso, verboso), seriale, lucidissimo e sempre estremo nelle scelte di metodo (il rigore della Storia vs. la rarefazione emotiva) del decennio conclusivo e notoriamente più “teorico” della propria carriera.

Fotografia di Andréas Winding, montaggio di Françoise Bonnot, nel cast si segnalano le ottime performance di Jacques Perrin, Michael Lonsdale, Louis Seigner e, soprattutto, di un superbo Claude Piéplu.

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