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Schegge di paura

Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film

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Heisenberg

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La recensione su Schegge di paura

di Heisenberg
8 stelle

Inizialmente partirei col dire che è un ottimo legal thriller, anche se a volte subisce dei cali di ritmo; ma direi di proseguire per gradi, analizzando più a fondo i vari aspetti.

 

LA REGIA

Come già detto ci sono dei cali di ritmo e forse la pellicola si protrae un po' troppo a lungo, ma le buone prove attoriali e i dialoghi ben costruiti aiutano a non appesantire troppo le quasi 2 ore di film. Ci sono molti primi piani e non grandi guizzi registici; però ho trovato interessante l'idea di non mostrare mai le risposte più decisive, ma di farcele intuire mostrandoci le conseguenze di queste risposte.

 

IL CAST

Richard Gere interpreta un esperto avvocato penalista affascinante e consapevole di esserlo, sembra essere, per dirla a paroloni, un "demiurgo della giustizia": non gli importa che qualcuno abbia ucciso oppure no, è lui a tirare i fili e a decidere ciò che è vero o falso, ciò che è buono o cattivo; l'importante è scagionare l'imputato e vincere il processo.

Egli basa la sua vita e la sua carriera sulla "presunzione": sia per quanto riguarda la colpevolezza di un imputato che rimane presunta fino alla condanna definitiva, sia sulla sua presunzione che lo porta ad affrontare un caso complicatissimo, che sembra avere già il finale scritto, come quello di Aaron Stampler.

Laura Linney rappresenta l'accusa, cioè la parta opposta a Gere, anche se tra i due c'è un forte feeling al di fuori delle aule di tribunale. Dà un ottima interpretazione, soprattutto nei serratissimi dialoghi che si svolgono durante il processo

Edward Norton giovanissimo e alla sua prima performance cinematograica, con tanto di ciuffo alla Dawson's Creek, è a dir poco strepitoso nel tenere per quasi un'ora e mezza l'espressione da cane bastonato; salvo poi sbatterti in faccia all'improvviso la faccia da criminale bastardo. A differenza che in "Fight club", in cui trovavamo la stessa persona in due corpi diversi, qui interpreta due persone intrappolate nello stesso corpo.

 

LA TRAMA

Senza spoilerare nulla, il film riesce a intrattenere per due ore senza annoiare e anche quando verso metà pellicola ti sembra che sia già accaduto tutto, che sia stato trovato il colpevole e che ci sia un vincitore; William Diehl, autore del romanzo da cui è tratto il film, dà una svolta inaspettata fino a culminare nel finale quando Norton sgancia la bomba, attraverso una semplice frase che ti lascia lì senza parole davanti allo schermo e ti fa capire che nel processo, così come accade a volte nella vita, a vincere è colui che è disposto a mentire di più.

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