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3 giorni per la verità

Regia di Sean Penn vedi scheda film

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La recensione su 3 giorni per la verità

di spleenish
8 stelle

Prima della resa dei conti, Tre giorni per la verità esaurisce l'intero repertorio delle banalità psicoanalitiche, dello strazio logorroico, delle sequenze avvolte su se stesse, del narcisismo sentimental-pettegolo, dei clichés maledetti tra Tennessee Williams, Charles Bukowski ed Ermete Zacconi. Si produce il terribile fenomeno dell'europeismo pernicioso, una lebbra che s'attacca allo stile dei cineasti d'oltreoceano quando indossano la livrea da festival e si convincono che Orsi, Palme e Leoni si vincono inquadrando una "significativa" sigaretta che brucia tra le dita dell'attore o un ponte stagliato sulle tremule luci dell'alba con il pianto del sax in sottofondo. Dopo film del genere, il meno che si possa fare è chiedere che il ralenti sia proibito per decreto legge e Penn sia obbligato con la forza a lasciar perdere le anime agonizzanti ed a rientrare nei ranghi schermici dei grezzi e maneschi bad boys.

Sulla trama

Per Freddy Gale il 17 agosto è una data che gli ricorda un evento terribile: alcuni anni prima il giovane John Boothe guidando l'automobile in stato di ebbrezza ha investito ed ucciso sua figlia, la piccola Emily, l'unica persona importante della sua vita. Questo avvenimento ha turbato Freddy a tal punto da divorziare dalla moglie Mary lasciando a lei la casa e gli altri due figli molto amati. Freddy gestisce una piccola gioielleria, ma le serate le passa nei bar ubriacandosi e le nottate le trascorre con Mia, la sua "compagna" abituale. Il suo odio per Boothe non ha ceduto mai e l'uomo ne è ancor più intossicato che dal whisky. Egli ha pertanto deciso: ucciderà la fonte di tutti i suoi guai. Per cui durante la notte si introduce nella camera di Boothe (da poco uscito dal carcere dove ha scontato la sua condanna ma che soffre di un fortissimo senso di colpa): questi, sorpreso nel sonno e davanti ad un'arma, riesce ad ottenere una proroga, una pausa di riflessione. Inaspettatamente, Freddy cede: ritarderà l'esecuzione di tre giorni, al termine dei quali lo cercherà per ucciderlo. Il giorno successivo, i due si rivedono, a bordo di un peschereccio, su cui un amico di Boothe lo ha fatto ingaggiare. C'è una splendida giovane, Jojo: John ne rimane di colpo affascinato e racconta a costei tutta la sua storia, nonché l'accordo che dovrà concluderla alla scadenza minacciata. In un colloquio con la ex moglie e con Roger, il suo nuovo marito, Freddy dà conoscenza del suo programma di morte, che la coppia non condivide. Ma Freddy è determinato, sebbene ubriaco. Ne constata la condizione una pattuglia stradale, che ha visto anche nell'automobile di Freddy un'arma. Freddy è condotto alla Polizia (vedi caso, con la stessa imputazione mossa a suo tempo a Boothe). Sfuggito nella notte agli agenti, Freddy penetra nella cameretta di una bambina che lo protegge con il suo silenzio dagli inseguitori e poi riesce a fuggire nel buio verso la casa del suo nemico. Anche John è armato, ma esita e non ha la forza di sparare e si allontana fuggendo. Ora i due corrono nella notte a piedi: sembra che Freddy possa vincere la lunga partita, ma si ritrovano in uno spazio del terreno vicino alla città, dove sull'erba spicca una piccola lastra commemorativa della morte di Emily. Tutta la carica di violenza e di vendetta nutrita per anni da Freddy appare improvvisamente estinta. Sulla lastra le mani dei due uomini si incontrano e si stringono.

Su Sean Penn

Tre giorni per la verità, il film di Sean Penn presentato lo scorso settembre a Venezia come "The Crossing Guard", è insieme un sollievo e una delusione. Un sollievo - doloroso - perché, cosa rara tra i film provenienti da Hollywood, restituisce il giusto valore emotivo e morale alla morte, dopo tutte le morti indifferenti e spettacolari che la realtà virtuale dello schermo ci insegna a ignorare. Ed è una delusione perché dopo averci condotto per due terzi della sua durata lungo una storia nutrita di sentimenti autentici, si perde in una conclusione trascinata e poi in una catarsi francamente mélo.

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