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The Flintstones

Regia di Brian Levant vedi scheda film

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La recensione su The Flintstones

di FilmTv Rivista
6 stelle

Le avventure della famiglia preistorica creata e diretta da Hanna & Barbera poggiano, con un equilibrio stabile e perfetto, su alcuni assi portanti: l'esagerazione e le "licenze poetiche" dei cartoni animati, la sintesi estrema della situation-comedy che, proiettata nel passato remoto, rispecchia debolezze e modeste virtù della middle class della sterminata provincia americana, gli anacronismi e i cortocircuiti tra oggetti e consumi moderni e un contesto da età della pietra, la ripetizione di alcuni "tormentoni" come «Wilma dammi la clava» e «Yabba-Dabba-Doo». La traduzione cinematografica, con attori molto somiglianti e molto bravi, del mondo di Fred, Barney, Wilma e Betty, il passaggio dal disegno all'anatomia dai tratti di matita ai corpi, dai fumetti ai dialoghi provoca soltanto un moderato divertimento. Il regista Brian Levant incornicia scolasticamente e con rare invenzioni John Goodmann, Rick Moranis, Elizabeth Perkins, Rosie O'Donnell e il subdolo Kyle MacLachlan, nelle colorate e fantasiose scenografie della ditta Spielberg. Il mondo dei Flintstones e dei loro amici è una versione retrodatata e senza sorprese della nostra epoca: rivendite di automobili, apparecchi televisivi, carte di credito, fast food, centri commerciali ristoranti di lusso, capitalismo selvaggio, test psicoattitudinali, appropriazioni illegali di fondi, la Cnn dell'età della pietra, carretti dei gelati, scioperi degli operai licenziati, quotidiani scolpiti nella roccia, bottiglie di latte, fattorini che consegnano i giornali a domicilio, grandi magazzini, parchi giochi, barbecue, uffici lussuosi, riunioni di consigli di amministrazione, villette monofamiliari prefabbricate, antenne paraboliche, drive-in che programmano, in un pallido gioco di specchi, The Flintstones. Il film-pacchetto saccheggia il cartoon e il produttore si diverte a fare il verso a se stesso, al suo Jurassic Park e ai suoi dinosauri - chiamati confidenzialemente - "dino". Alcune trovate sono felici, alcuni animaletti di contorno sono simpatici e la suocera, interpretata da una appesantita e petulante Liz Taylor suscita un sorriso nostalgico, ma il film è statico e inespressivo come un fossile riprodotto in plastica.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 42 del 1994

Autore: Enrico Magrelli

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