Espandi menu
cerca
Casinò

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

Recensioni

L'autore

rocky85

rocky85

Iscritto dal 30 maggio 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 49
  • Post 3
  • Recensioni 294
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Casinò

di rocky85
10 stelle

Las Vegas, 1983. “Quando ami una persona, devi fidarti di lei. Non c’è altro modo. Devi darle la chiave di tutto quello che è tuo. Altrimenti a che serve. E per un pò, ho creduto di avere un amore così”, dice la voce fuori campo di Sam “Asso” Rothstein, prima di entrare nella sua auto e di saltare in aria. E’ il prologo di Casinò, prima che inizino i titoli di testa magnificamente designati da Saul Bass. Sam Rothstein, infallibile scommettitore di origine ebrea, “l’uomo dalle quote d’oro”, è la persona ideale scelta dai capi della mafia di Chicago per dirigere il Tangiers, faraonico casinò aperto da poco in una fatiscente Las Vegas. Sotto la gestione di Rothstein, il Tangiers raddoppia i suoi incassi e tutto va a gonfie vele, ma la caduta del suo impero è dietro l’angolo. Il matrimonio con la bellissima e spregiudicata Ginger e l’amicizia con il gangster Nicky Santoro faranno precipitare irrimediabilmente gli eventi e saranno letali per le sorti di Sam e del Tangiers stesso. Casinò può essere ritenuto il terzo capitolo di una ideale trilogia sulla mafia diretta da Scorsese (dopo Mean Streets e Quei bravi ragazzi). Molti lo considerano erroneamente quasi un clone di Quei bravi ragazzi. In effetti i punti in comune tra i due film sono molti. Innanzitutto perché entrambi sceneggiati da Scorsese stesso e da Nicholas Pileggi, autore in questo caso del romanzo Casino: Love and Honor in Las Vegas, basato a sua volta sulla vera storia di Frank Rosenthal. E poi per lo stile registico, che è lo stesso già sperimentato per Quei bravi ragazzi, “ma portato alle estreme conseguenze”, come sostenne lo stesso Scorsese: 176 minuti che scorrono via senza la minima pausa, fitti di dialoghi serratissimi, battute estemporanee, voci fuori campo, ammazzamenti ed eventi vari; il tutto perfettamente combaciante con una colonna sonora onnipresente, che ha la stessa importanza della sceneggiatura stessa. Ma la grandezza di Casinò, e ciò che ne fa un’opera anomala e perfettamente autonoma nella carriera di Scorsese, sta nell’essere riuscito a fondere miracolosamente più generi cinematografici, mescolando il film di gangster con il noir, con il melodramma e con la tragedia vera e propria. In questo modo, Casinò finisce col diventare un grande romanzo americano, messo in immagini da un narratore di razza, e nel quale il motore principale che muove tutto e tutti è il Dio Denaro. L’unica cosa che importa sono i soldi. Scorsese ci mostra meticolosamente tutti i modi in cui vengono fatti (“… tutte le donnine e le bevute, è stato tutto organizzato solo per beccarci i vostri soldi”), ci mostra lo scintillio e la magniloquenza di Las Vegas, oasi dorata e sfavillante nel deserto del Nevada. Gli ultimi trenta minuti, con un crescendo di avvenimenti che non fa sconti (quasi) a nessuno ed una Las Vegas divenuta ormai una Disneyland spettrale nella quale, “mentre i bambini giocano ai pirati, mamma e papà lasciano le rate della casa e i soldi per l'università del piccolo nelle slot machine”, fanno di Casinò l’opera probabilmente più radicale e pessimistica nell’intera carriera di Scorsese. Gli attori sono come al solito straordinari: Robert De Niro, Joe Pesci e specialmente Sharon Stone che, splendida e bravissima, è la vera rivelazione del film. Purtroppo non tutti ne hanno capito la grandezza, ma Casinò è un film magnifico, che va considerato davvero come l’ultimo grande capolavoro diretto da Scorsese. Quello che verrà in seguito non sarà mai più all’altezza di cotanto splendore.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati