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Casinò

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Casinò

di Enrique
8 stelle

Pochi anni prima (nel 1991) era stato Bugsy a raccontarci com’era stato possibile che in pochi anni venisse edificata una metropoli in un oceano di deserto (anch’esso, peraltro, assai utile ad una certa manovalanza senza scrupoli). Poi è arrivato Casinò (termine che, tramite una sineddoche, identifica evidentemente Las Vegas stessa). E gli ultimi segreti di questa enigmatica e obliqua città ci sono stati rivelati.
Casinò è infatti una lucida e didascalica radiografia del suo tessuto criminale: uno straordinario manuale d’istruzioni di una complessa macchina urbana i cui ingranaggi necessita(va)no di continue “unzioni” per funzionare a dovere (emblematica la vasta rete di informatori che in poco tempo il gangster Nicky Santoro - Joe Pesci - era riuscito a tessere grazie al suo sapiente e spregiudicato uso delle mazzette). Il denaro (infatti): l’unica ragione d’esistenza di Las Vegas; la sua linfa vitale; ciò che le dà senso e che - per mezzo di una sordida alchimia - la riabilita agli occhi dei più ingenui, facendola apparire un “lavaggio macchine della moralità”, secondo l’asciutta analisi fattane da Asso.
A raccontare la vicenda infatti - sulla scia del precedente capolavoro di Scosese - è la voce fuori campo di Sam “Asso” Rothstein (R.De Niro, doppiato ottimamente da Proietti così da non farci sentire la mancanza di Ferruccio), qui però coadiuvato dal socio Santoro-Pesci (che, in questo modo, probabilmente ci appare - seppur mantenga la stessa carica indisciplinata e distruttiva - più affabile e meno odioso dello schizofrenico Tommy DeVito de “Quei bravi ragazzi”) e questo, a mio avviso, è ciò che contribuisce ad impreziosire ulteriormente una già brillante e straordinaria sceneggiatura (che solo nella 2°parte - complice un montaggio un po’ più frenetico - si aggroviglia un poco, ma senza smettere di volare ad alta quota). Perché è grazie alle loro voci pacate e rassicuranti (anche se, ad alcuni, potranno piuttosto suonare, alla lunga, pedanti e fastidiose) che lo spettatore viene introdotto nei meandri più foschi e torbidi della (c.d.) “Sin City”americana (e delle sue luccicanti ludoteche per adulti). E’ grazie a loro che Las Vegas si rivela per quello che è.
Dunque, 180 minuti di gangster-movie, tutti necessari, tutti da gustare.

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