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Il sogno della farfalla

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Il sogno della farfalla

di barabbovich
1 stelle

Con Il sogno della farfalla la simbiosi tra Marco Bellocchio e il suo amico, psicoterapista e psichiatra Massimo Fagioli approda al grado zero di quel flusso comunicativo che suppone la presenza dello spettatore. Scritto e sceneggiato senza alcun talento e con irritanti guizzi di pura erudizione classica da Fagioli, il film vorrebbe rappresentare, in linea con la tematica dominante del cinema di Bellocchio, il rifiuto della famiglia e delle convenzioni sociali, qui espresso attraverso la storia del giovane Massimo (Blanc), che fin dall'adolescenza ha deciso di non parlare più, pur tuttavia scegliendo di lavorare in teatro, e quindi ricorrendo all'uso della voce soltanto in forma simulata. Il tema, già visto con ben altri risultati nel bergmaniano Persona (che, non a caso, vedeva sempre Bibi Andersson alle prese con un caso di afasia) e sviluppato nello stesso periodo anche dall'olandese De Heer nel deludente La stanza di Chlöe, sembra volere inseguire un intento di massima scarnificazione della scrittura filmica, quasi a sottolineare esso stesso il rifiuto della sceneggiatura convenzionale. Ma non bastano tanghi, terremoti, esotiche riprese del paesaggio di Creta, viaggi in motocicletta e rimandi a Sofocle, Kleist e Pirandello per ridestare lo spettatore da un'inevitabile condizione letargica. Il titolo, programmaticamente, rimanda al sogno-ideale del protagonista che, come la farfalla, vive magari poco ma pienamente e senza compromessi la propria esistenza.

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