Regia di Ang Lee vedi scheda film
La tipica imperturbabilità inglese scade nella noia quasi un terzo del film. E' come un biscotto imbevuto di convenzioni sociali che lo rendono più insipido di un cucchiaio di farina. Una manciata di sale viene versata dall’arrivo di Willoughbye, la cui tresca amorosa con Marianne affossa però la vera protagonista della vicenda: Elinor. La quale, nel finale, si abbandona ad una crisi di pianto troppo improvvisa per essere credibile. Se non altro, il grazioso volto della Thompson appare spesso nelle inquadrature in primo piano, molto più della giovane e pasciuta Kate Winslet.
L’estetica gioca una carta fondamentale: il verde della campagna nel Devon, le ruote color canarino della carrozza di Willoughby, i costumi impeccabili (ma troppo settecenteschi per l’epoca). Da segnalare il particolare del barometro appeso sul muro, quando la famiglia trasloca nella casa di Londra, per dare l’idea di essere in città. Insomma, a mio parere, troppa attenzione alla forma a scapito della spinta emotiva. Ma se la forma simboleggia la formalità del perbenismo britannico, allora l'obiettivo è centrato in pieno.
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