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007. Goldeneye

Regia di Martin Campbell vedi scheda film

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La recensione su 007. Goldeneye

di maso
9 stelle

E finalmente Brosnan divenne Brond......scusate Bond .....James Bond...

Si perchè dopo la parentesi dark a due capiotoli con il forzato Dalton la EON riuscì finalmente a scritturare quelll'attore irlandese così fortemente voluto e non trovato dopo la dipartita di Moore.

Brosnan era pronto a mettere il tuxedo già nell'87 ma come per uno scherzo del destino il personaggio di Remington Steel, che lo aveva reso visibile a tal punto da apparire come un Bond predestinato, lo aveva anche imprigionato per una nuova improbabile stagione televisiva che non verrà mai girata.

Dalton quindi rivestì questo ruolo quasi come un panchinaro ma dopo sei anni dal giustamente disusso "Licence to kill" la EON potè finalmente infilare il tuxedo a Brosnan che moriva dalla voglia di essere James Bond già da tempo, al contrario di Dalton e anche più di George Lazenby che come lui sgomitò tantissimo per ottenere la parte ma non era un attore mentre Brosnan ormai esperto e con l'età giusta non voleva soltanto diventare famoso ma soprattutto esplorare il personaggio e aggiungere nuove sfaccettature.

Seondo me per il materiale di scrittura che ha avuto sotto mano il compito lo ha risolto abbondantemente, già perchè il film più riuscito con Pearce nei panni di Bond è proprio questo e gli altri tre andranno drasticamente in calando.

Fresco e rinnovato il personaggio entra negli anni novanta a suon di esplosioni ed evoluzioni alle prese con gli scampoli dell'armata russa che vuole impossessarsi di un satellite laser potentissimo, quel Goldeneye che prende il nome dal cottage fronte mare di Ian Fleming, e tenere sotto scacco il pianeta in perfetto stile S.P.E.C.T.R.E.

L'universo bondiano è quindi al passo con gli anni, la guerra fredda è finita nel forno e Bond è un dinosauro che becca l'epiteto dal nuovo M FEMMMINA (....al passo coi tempi) Judy Dench, usata il giusto e non a profusione come in occasioni successive.

Ma non finisce qui perchè anche Money Penny non è più disposta a sorbirsi i giochetti di Bond aspettando un ritaglio di tempo fra una missione e l'altra: ha appena avuto un appuntamento galante ed espone il concetto a 007 con chiare parole.

L'unico immarcescibile, inossidabile, al suo quinto "partner" nei panni di Bond è Desmond Llewelyen as Q, sempre magico e impeccabile.

Brosnan può quindi aggiornare Bond in un mondo in cui Bond non è più così indispensabile e farlo riemergere da 6 anni di silenzio.

La produzione lo serve benissimo con una storia piena di twist and turns che sarebbe piaciuta anche a Fleming e consacra un regista mastodontico come Martin Campbell.......si signori MASTODONTICO.

Mi aveva colpito tantissimo il suo lavoro in Legge Criminale e la EON non se lo è lasciato scappare tanto che ritornerà per il successivo bellissimo esordio con Daniel Craig "Casino Royale".

ll talentoso regista inglese ha l'occhio e la tecnica per raccontare un Bond moderno e un po' retrò, lo incornicia con scelte scenografiche e cromatiche luccianti e cupe a seconda delle esigenze oltre a farlo scornare con tre cattivi fra i più riusciti di sempre: il generale russo per una volta non completamente pazzo, uno nascosto nell'ombra della memoria e Zenya Sergenya Onatop ( On a top....sulla punta....e chi vuol capire...) che ha le fattezze dell strabonissimamenteolandesediAmsterdamodintorni FAMKE JANSEN......UNA  BOMBA  A MANO. residuata da un'idea accennata in un film con Dalton nel quale 007 leggeva un dossier su una donna che stritola gli uomini durante il coito, la Onatop è una Bond girl cattiva degna della perfida Fiona Volpe in Thunderball, ma più pazza e francamente maiala, poi la Jansen è tanto bella quanto potente fisicamente a tal punto che scene come l'inseguimento iniziale fra la sua Ferrari e la Aston Martin argento o la scena nel bagno turco in cui Bond rischia lo stritolamento sono fra le più ricordate di questo film e in generale la Onatop è più memorabile della vera Bond girl che è una operatrice della base in cui si controlla il Goldeneye e si salva andando a prendere il caffè durante il reid russo nella struttura.

Natalya è una Bond girl bella ma senza spessore, partecipa e urla ma in fondo non fa gran che e l'attrice sovietica Izabella Scorupco è a mio avviso un cane, vera nota stonata come la song affidata all'ugola alchoolica di Tina Turner: è bondiana ma al secondo o terzo ascolto ha già rotto, le canzoni dei film di Dalton sono molto più belle a mio gusto e senso musicale; notevole invece la colonna sonora di Eric Serra che aveva fatto benissimo per Besson e si ripete qui con un sound nuovo e adeguato al quinto Bond che si appresta a convergere verso un angolo tecnologico del suo universo mai esplorato prima ma in Goldeneye il suo gusto classico prevale ancora sull'effetto speciale.

Goldeneye è un bel Bond, il migliore con Brosnan, uno dei migliori in generale ed ha il grosso pregio di aver rimesso in moto il carrozzone di questo personaggio che sembrava appunto un dinosauro morto e sepolto ed è invece ancora vivo e vegeto.

 

 

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