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Seven

Regia di David Fincher vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Seven

di Spielbergman
8 stelle

C’è una città del Nordamerica (assolutamente imprecisata) che somiglia a quelle sporche e inquietanti dei romanzi di James Ellroy, con una puntina di “Inferno” dantesco che non sgarra affatto, in cui due detective debbono fare luce su una catena di delitti inquietanti come pochi altri nella Storia del cinema. Il giovane David Mills è sposato da qualche anno con Tracy, dolce maestra elementare tutta casa-e-chiesa, ha due cani nello sgabuzzino (e pare vero…) ed ha un carattere impulsivo e reazionario. L’anziano Sommerset è un detective che ha visto veramente troppa cacca per credere che il mondo sia un bel posto come diceva Ernest Hemighway, ma forse ha ancora un filo di speranza. Colto, preciso e capace. Insieme, per una settimana lunga come un anno, dovranno scoprire chi è il “giustiziere” che punisce i peccati dell’umanità con stile alquanto “personale” e crudele. “Seven” è un film che può piacere o no, che si può leggere in tanti modi (thriller new-age modaiolo o maturo e pessimistico film d’autore? Film di condanna della società o furbacchione?). Non è un film per tutti, come poteva esserlo “Il Silenzio degli Innocenti” (ottimista, appassionante, carico di violenza ma anche di forza di volontà e di buoni sentimenti), è il manifesto del cinema undergound e particolare di David FIncher (autore geniale o furbo, che dir si voglia). A me, “Seven” è piaciuto, perché, nonostante possano sorgere dubbi sui suoi significati o sovra-significati, è a suo modo un capolavoro, un film da vedere e da giudicare, perché colpisce ed è ben fatto. Ha una sceneggiatura divina, scritta dal grande James Cameron, ha attori di serie A ed una regia che, pur riprendendo qualcosa da Demme, riesce a colpire. Soprattutto, al di là dei suoi significati e dei giudizi critici, “Seven” appare come un film che pone interrogativi e fa riflettere, perché attraverso le sue immagini di morte e violenza, finisce a parlare di noi. Io, ad esempio, lo trovo uno dei film più crudeli che esistano, poiché Fincher descrive un mondo senza speranza e ideali, in cui le donne incinte vengono uccise e la vendetta per queste ultime si rivela un peccato ancor più difficile da sopportare. Film morale nascosto sotto il vestito da “cattivo ragazzo”, “Seven” spezza le ossa alla retorica e all’ottimismo con una facilità ed una convinzione che lasciano turbati e basiti. Una cosa è certa: “Seven” è suggestivo, è bello, è un film che ripesca da CHeaucer e Dante gli istinti naturali dell’uomo per poi trattarli e capire il male (che spesso è incurabile, è solo da distruggere) e allo stesso tempo invita a riflettere sui comportamenti e sulle convinzioni, su una certa ipocrisia, con una profonda ambiguità che riesce a turbare. E per un film come questo non è poco. A suo modo, capolavoro. Il mio personalissimo voto: 9.

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