Regia di Ron Howard vedi scheda film
Non è detto che la fedele ricostruzione della realtà possa sortire grandi effetti. La realtà, in quanto tale, è sempre più vera della finzione, che per essere verosimile ha bisogno dei necessari accorgimenti. In una tragedia, poi, l'obbligo di adottare questi accorgimenti si fa ancora più pressante. Accade quindi che le canzonette e le eccessive battute spiritose siano del tutto fuori luogo, annacquando purtroppo la suspense della vicenda. Idem per il protagonismo dei parenti degli astronauti: doveroso per ricostruire l’aspetto umano ma dannoso per la tensione narrativa continuamente interrotta. L’antipatica nonna è quella vera del regista, Jean Howard, e anche il prete muto che assiste la famiglia è impersonato dal vero padre di Ron. Ho detto prete muto: infatti non dice nemmeno una parola, ed è significativo notare come nei dialoghi scambiati tra Houston e il comandante dello shuttle (tutti rigorosamente autentici) non ci sia una sola allusione a Dio. Un’atmosfera di ateo idealismo è presente durante le suggestive inquadrature lunari, anche se il paesaggio è sacrificato a vantaggio dei primi piani degli attori. Uno dei motivi musicali è la fotocopia del brano “Saturno”, di Holst.
Più che sufficiente.
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