Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Quattro amici e le loro storie alle soglie dei cinquant’anni.
Forse il segreto del film è che vuole essere qualcosa di grandioso, un gigantesco sfottò a tutta la cinematografia. Mentre ancora, malgrado stessero già sfumando, il mondo elogiava i capolavori italiani delle commedie brillanti, senza scarabocchi, senza amarezza, dove l’italiano prosperava nella propria terra pulita e perfetta, ecco arrivare questo mostriciattolo spietato.
Già perché Amici Miei è un film fatto come si deve, gli attori erano quelli che al mondo se ne contavano una decina al pari, eppure tutto è desolazione. L’atmosfera iniziale, lenta, dove la notte sembra debba farci addormentare, è emblematica del fatto che questo film non sarà piacevole e ci accompagna dall’inizio alla fine.
Poi iniziano gli sfottò, uno schiaffone all’intero cinema, questi disperati ridono. La malinconia non è contemplativa anzi, si ride di gusto, non è il film che vuole essere di una certa qualità per forza, di qualità lo è sicuramente, è un filmone, eppure niente affatto noioso perché se non si ride, la scena diventa propedeutica alla risata, se non te la godi devi stare attento perché te la godrai da lì a cinque minuti.
Qualsiasi parola, frase o evento ? anche che sia piccolissimo ? è da seguire perché c’è veramente da morir dal ridere.
Una boccata d’aria nei rombanti film contemporanei dove succedono casini incomprensibili, incongruenti, che pur non facendo ridere rincoglioniscono e per questo accontentano. Qui si piange dal ridere per la finezza esplosiva, per gli sfottò continui anche di cattivo gusto spesso, ma sempre e comunque travolgenti.
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