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The War - Il Pianeta delle Scimmie

Regia di Matt Reeves vedi scheda film

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La recensione su The War - Il Pianeta delle Scimmie

di alan smithee
7 stelle

“The war” tira le somme di una riuscita trilogia che costituisce il prequel della gloriosa vecchia prima serie. Qui lo scontro tra due razze, anzi popoli, anzi specie viventi, si trasforma in un duello personale tra due esseri carismatici e dominanti. E le citazioni, da Apocalypse Now, all’esodo biblico stile Mosé, non cadono affatto a sproposito.

Venticinque anni orsono, la ricerca forsennata di uno scienziato volta a trovare una cura per debellare l’Alzheimer, spinse lo studioso a proseguire l’ardito esperimento per conto suo nel momento in cui il progetto venne ufficialmente sospeso, inducendolo ad allevare presso di sé una scimmia geneticamente modificata di nome Cesare.

Dieci anni dopo, in una San Francisco devastata da una epidemia misteriosa, ma di certo legata agli esperimenti di cui sopra, e che uccide gli esseri umani decimandoli e rende evoluti ed intelligenti i primati, una guerra tra umani sopravvissuti e alla ricerca di una fonte di energia che rivitalizzi la città ormai al buio, e scimmie evolute rifugiatesi nella adiacente foresta e capeggiate dal saggio Cesare, ma istigate dal malefico Koba, diventa inevitabile, mostrando come da entrambe le parti la malvagità in tutte le sue sfaccettature non possa che istigare una lotta già di per sé inevitabile.

Trascorrono altri quindici anni e ci ritroviamo nel bosco con le scimmie intelligenti, mentre la razza umana appare sempre più decimata, afflitta da una malattia che toglie loro dapprima la parola, regredendoli ad uno stato di inebetimento progressivo che finisce per ucciderli.

L’esercito tuttavia non si arrende e l’azione invasiva contro il popolo ora pacifico delle scimmie viene condotta con spietati metodi guerrafondai e sanguinosi dal folle colonnello J. Wesley McCollough che arriva persino ad uccidere moglie ed un figlio del carismatico capo dei primati evoluti.

La guerra diviene una conseguenza inevitabile, anziché una scelta tattica, e lo scontro, per quanto epocale e riguardante la sopravvivenza di due specie contrapposte dagli eventi, assume anche la dinamica di uno scontro personale tra due contendenti che ritengono di trovare la pace interiore solo con la sopraffazione del rivale.

Matt Reeves viene coinvolto per la seconda volta nel progetto-trilogia che costituisce un vero e proprio prequel della serie originaria con Carlton Heston di fine anni ’60-inizio ’70. Ed è un regista che di “primati”, intesi come scimmie, se ne intende sin dagli esordi (l’horror thailandese “Scimmie assassine” è suo!), oltre ad aver dimostrato di essere in grado di sfornare blockbuster in grado di coniugare meglio del solito qualità ad azione ed adrenalina.

Questo The War risulta ben congegnato, diretto con cura, forte di scenografie sontuose ed affascinanti, popolato sempre di più da animali ricostruiti perfettamente grazie ad una “motion capture” sbalorditiva che vede i pur validi attori prestare solo alcuni tratti ed atteggiamenti della reciproca fisicità. Il tutto al servizio di una storia ben scritta e, almeno a tratti, coinvolgente, se non proprio effettivamente entusiasmante.

Andy Serkis è stupefacente più del solito quando impersona cesare, nel far parlare il suo sguardo penetrante, forse il più potente ed espressivo mai conosciuto al cinema.

Woody Harrelson, “gibbonesco” per natura non meno dei suoi acerrimi rivali, impersona l’unico umano che, pur nel male e nella follia, possa definirsi dotato di una propria personalità.

Ed il film attinge con una certa disinvoltura sfacciata, ma non certo inopportuna, da personaggi leggendari, come il colonnello Kurtz-Brando di Apocalypse Now, o addirittura biblici come Mosé, di cui cesare diviene l’alter-ego sacrificale che riesce tuttavia a raggiungere la tanto agognata terra promessa.

Certo, a dirla tutta, il film avrebbe fatto ancora più bella figura rinunciando a certe semplificazioni inutili e piacione nei confronti del pubblico, come quella di far parlare la lingua umana a Cesare anche nei confronti dei suoi simili, che non sono in grado (ancora) di imitarlo, e non si vede perché lui non si esprima con la lingua dei gesti nei loro confronti: tutto per evitare qualche sottotitolo in più: una vera puerile sciocchezza.

Ma a parte ciò la trilogia intera si conferma un prodotto valido ed in costante miglioramento. Forse ora che il collegamento con la prima gloriosa serie è tracciato, sarebbe il caso di arrestarsi…. Ma anche no.

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