Regia di Matt Reeves vedi scheda film
Questo è il miglior cinema che possiamo permetterci oggi: quello in grado di coniugare valori artistici ed appeal per il grande pubblico. Un meraviglioso terzo capitolo che comincia come un western di frontiera (c’è persino una bambina che ricorda la Mattie de Il Grinta) e termina come una parabola biblica di flagellazione, crocifissione ed esodo. La comunicazione è ancora più centrale in questo The War che nel secondo episodio: ci sono scimmie che parlano come umani ma non conoscono il linguaggio dei segni dei loro simili e ci sono umani muti che riescono a comunicare silenziosamente solo con le scimmie. Proprio quegli umani incapaci di parlare che comparivano nell’originale con Charlton Heston del 1968, e che per quel loro deficit venivano trattati come esseri inferiori, qui assumono un valore del tutto nuovo ed il personale handicap si rivela la chiave dell’empatia tra le due specie. Il motion capture mai così vivido e realistico ci pone davanti al nostro anacronismo: a quando dei riconoscimenti per gli attori che recitano dietro al digitale ? Il giorno in cui saranno istituiti non scordatevi di Andy Serkis per un oscar alla carriera.
Roger Ebert nella sua recensione del remake di Tim Burton nel 2001 scriveva: “Tra dieci anni sarà ancora il capitolo originale ad essere ricordato, non questo”. La storia gli ha dato ragione. Anzi, nel corso degli anni il remake burtoniano ha visto persino peggiorare la sua reputazione. Ma oggi dobbiamo porci la stessa domanda: riuscirà questo reboot ad essere ricordato negli anni al pari della serie originale ? La risposta è affermativa.
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