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Pulp Fiction

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Pulp Fiction

di barabbovich
8 stelle

In una Los Angeles tracimante di simulacri degli anni '70 ma contemporanea, gli scagnozzi di Marsellus Wallace (Ving Rhames), boss nero della malavita, vivono un'impressionante gimcana di esperienze prima di riuscire a portare al loro capo la valigetta contenente il denaro ricavato dalla vendita di una partita di cocaina. Recuperati i soldi dopo l'eliminazione di una banda di ragazzini, a uno dei due (John Travolta, nel ruolo di Vincent Vega) parte accidentalmente un colpo in automobile, che spappola il volto dell'unico superstite della banda. Dopo avere ripulito l'auto grazie all'intervento di Wolf (Harvey Keitel), uno che risolve problemi, i due si trovano nel mezzo di una rapina in una tavola calda. Qui però riescono a fermare due improvvisati Bonnie e Clyde (Tim Roth e Amanda Plummer). Dopo l'avventura, Travolta è costretto a rianimare con un'iniezione di adrenalina la donna del capo andata in over-dose (Uma Thurman). Sventata la sciagura, la corsa di Vincent si arresta però nel cesso di Butch Coolidge (Bruce Willis), pugile assoldato da Marsellus per la combinata di un incontro di boxe, che però non è stato ai patti. Il boxeur e Marcellus si incontrano accidentalmente per strada durante la fuga di Butch, finiscono nello scantinato di un commerciante sadico e vengono barbaramente seviziati. Astutamente, Butch salva il culo al grande capo e si mette in fuga.
La storia, scritta da Tarantino con Roger Avary Jules, sarebbe questa, se non fosse che la scansione narrativa procede tutt'altro che in modo lineare. Tarantino frammenta il plot narrativo in diversi episodi, saldati da coincidenze accidentali. Lo stile - nella tecnica di ripresa, nell'umorismo nero che compare con battute esplosive in scene drammatiche, nella direzione degli attori, nella cura dei dettagli, nell'ottimo copione - è certamente valso a Tarantino assai più di quanto non abbia potuto contare il racconto-spazzatura che fa da trama a vincere la Palma d'Oro al Festival di Cannes. Impermeabile a qualsiasi moralismo, Tarantino si candida ad essere il paladino di un cinema che punta tutto sulla fascinazione dello spettacolo (tra l'altro questo ex commesso di un negozio di videocassette è già stato sceneggiatore di un altro film che coniuga sesso, droga e violenza come Assassini nati di Oliver Stone), retrocedendo ogni velleità ideologica a puro optional.
Oscar a Quentin Tarantino per la migliore sceneggiatura non originale.

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