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Il silenzio

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Il silenzio

di ethan
6 stelle

Due sorelle, Anna (Gunnel Lindblom) e Ester (Ingrid Thulin), insieme al figlioletto della prima, Johan (Jörgen Lindström), stanno attraversando in treno un paese imprecisato quando Ester si sente male e devono quindi fermarsi in un albergo. Mentre Ester si 'cura' a forti dosi di alcool e sigarette e Johan, per combattere la noia, si aggira per i corridoi dell'hotel, incontrando nani e un cameriere dalla parlata incomprensibile Anna si reca prima in un bar, poi a teatro dove assiste all'esibizione dei nani e a una coppia disinibita che ha un rapporto sessuale e torna poi in albergo, dove inizia un duro confronto con la sorella.

'Il silenzio' è il terzo ed ultimo capitolo della cosiddetta 'Trilogia dell'assenza o del silenzio di Dio' e, non solo all'interno dei tre episodi, ma nell'intera filmografia bergmaniana, costituisce, per chi scrive, il più criptico e arduo dei suoi lavori: se la forma è giunta ad un notevole livello di maturità, lo stesso non si può dire dei contenuti, difficilmente interpretabili, ammesso che sia possibile un'interpretazione o una lettura che vada al di là della semplice narrazione.

Stilisticamente 'Tystnaden' è un crocevia tra Fellini (i nani, il barocchismo e la tendenza all'eccesso di certe scene e situazioni) e Buñuel (la dimensione onirica di altre) con le due anime che difficilmente si amalgano tra di loro, facendo mancare al film la compattezza riscontrata pressoché in tutti i lavori anteriori a questo: il risultato è un'opera spuria, con i temi trattati - oltre a quello religioso, il dualismo-scontro tra due caratteri antitetici, le due sorelle, la malattia - che verranno di certo esposti meglio in film successivi, come ad esempio in 'Persona' e 'Sussurri e grida', di cui 'Il silenzio' può essere visto come una specie di prova generale.

A salvare comunque la pellicola ci pensano l'abituale cura formale - preziosa la fotografia di Sven Nykvist, ormai operatore prediletto da Bergman dopo il 'divorzio' dal pur bravo Gunnar Fischer - e la direzione degli attori, con la sorprendente Gunnel Lindblom, spesso relegata in parti secondarie, che dimostra di essere un'attrice di razza, tenendo testa a una sempre grande Ingrid Thulin, specializzata in parti tormentate non solo nell'anima ma minate anche nel fisico.

Voto: 6 (v.o.s.). 

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