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L'ora legale

Regia di Salvo Ficarra, Valentino Picone vedi scheda film

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La recensione su L'ora legale

di champagne1
6 stelle

E pensare che t'ho votato pure gratis!

A Pietrammare, ridente paesino siciliano, dove il borgo vecchio è invaso dal traffico e dalla immondizia, dove sulla spettacolare costa ci sono centinaia di case abusive e lo sversamento dei liquami di una fabbrica, dove le leve del potere sono in mano ai soliti noti, esiste anche chi non è contento della situazione e chiama a gran voce il "cambiamento". Le elezioni comunali sembrano il momento migliore per mandare a casa il vecchio sindaco, pluri-inquisito ma sempre con il sorriso a 32 denti.

Il prof. Natoli con la forza della ragione, che non ha bisogno di adoperare né urla né proclami, cerca di convogliare il malcontento sulla sua lista elettorale che nasce al grido di "rispetto delle regole" e ha un programma di governo rivoluzionario.

Riuscirà nel suo intento?

 

Ficarra e Picone, pur all'interno delle loro ormai consolidate maschere, riescono a fare stavolta un film corale che non parla delle idiosincrasie e nevrosi dei singoli, ma che abbraccia (seppure in salsa ironica) un ritrratto della società italica odierna.

Il tema di fondo è l'analisi della richiesta di cambiamento che da tante parti di questa società si leva verso chi detiene il potere.

Ma (amaramente) tale richiesta spesso cela non tanto il desiderio di annullare i privilegi sociali, gli abusi di potere, l'aggiramento delle regole; no: più spesso quella richiesta sottintende il pensiero "quando vincevano gli altri erano gli altri a beneficiare, adesso vogliamo vincere noi per poi essere noi a beneficiare della situazione!".

Il ritratto della società attuale è tutto rivolto a delineare un mix fra l'atteggiamento NIMBY (not in my back yard: non nel mio cortile) e il vecchio ma sempre verde atteggiamento personalista (e io che ci guadagno?): le cose si fanno e si approvano solo se riguardano gli altri (le regole) o ci portano dei vantaggi (individuali).

 

Ficarra e Picone, che firmano regia soggetto e sceneggiatura, ci fanno sorridere con aneddoti che sentiamo molto realistici e ci permettono di riflettere anche su un altro equivoco dei nostri tempi, quello sui governanti impresentabili che arrivano al potere per poi far scaturire grida di sdegno da parte della opinione pubblica (pensate a un politico a caso, italiano o straniero: io non faccio nomi per non influenzarvi), come se tali politici si fossero votati da soli.

Evidentemente la questione di fondo è che ogni comunità ha di solito il governo che si merita.

 

E così il duo siciliano, scavalcando a destra lo stesso Checco Zalone, ci dipingono una società marcia ormai senza speranza,  ricordando l'aforisma di gattopardiana memoria: "tutto deve cambiare perché tutto resti come prima!".

Oppure, ancora meglio, la strofa che cantava la band de Lo Stato Sociale nel 2014: "Avete chiesto cambiamento? Peccato, oggi serviamo solo merda!"

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