Regia di Frank Darabont vedi scheda film
Lo sceneggiatore Frank Darabont esordisce dietro la macchina da presa, portando sullo schermo uno dei tanti plot di Stephen King, nella fattispecie “Rita Hayworth and the Shawshank Redemption”. Questo “Le ali della libertà” è un film che suscita grandi emozioni, permette profondamente di riflettere su un tema mai scontato come quello del mondo carcerario e affida le giuste responsabilità ad un attore spesso sottovalutato come Tim Robbins.
La storia parla di Andy Dufresne (proprio Robbins), duplice omicida che arriva nel carcere di Shawshank, nel New England, negli anni ’40. La sua capacità di adattamento non gli permette inizialmente di farsi degli amici, ma dopo un po’ stringe salde amicizie, in particolare con Red (un Morgan Freeman come al solito all’altezza). Pian piano i metodi animaleschi di alcuni carcerati e del direttore nei suoi confronti si edulcorano: merito dell’intelligenza e della forza d’animo di Andy, che diverrà un leader a Shawshank.
Il finale è uno dei più belli della recente storia del cinema e va vissuto con intensità.
Si tratta di un piccolo capolavoro, scritto con grandissima consapevolezza ed estrema profondità: le vicende del bibliotecario Brooks, il piano del direttore, il carattere di Red, il modo di agire di Dufresne sono vere gemme, sintomatiche di una scrittura non casuale come troppo spesso accade oggi; la caratterizzazione rasenta la perfezione, le scelte registiche non sono mai invasive o speculatrici.
Da notare, l’incantevole modo che il regista ha di scandire il passare del tempo rappresentato dall’avvicendarsi dei poster sul muro della cella di Andy.
Insomma, un film più che consigliabile.
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