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Lisbon Story

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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La recensione su Lisbon Story

di barabbovich
5 stelle

Vent'anni dopo Wenders torna a scandagliare a fondo il problema dell'immagine nella modernità, con questo Lisbon story che ricalca molte delle atmosfere che trovammo in Alice nelle città. Lo stesso protagonista del film di allora, quel Rüdiger Vogler che è l'alter ego del regista, parte sotto le spoglie di Philip Winter dalla Germania, richiamato a Lisbona dall'amico regista Friedrich Monroe (Peter Bauchau) che per lettera e senza tante spiegazioni, gli fa capire che è accaduto qualcosa. Caricata sull'automobile la propria attrezzatura da fonico, il nostro arriva a Lisbona dopo un viaggio zeppo di contrattempi ma non privo di qualche momento spassoso, del tutto inedito per il regista tedesco. Nella capitale portoghese, la vicenda assume un risvolto giallo dovuto all'assenza dell'amico Fritz. Per tre settimane, Vogler girovaga per una Lisbona infestata da ragazzini, calamitandone a frotte nemmeno fosse il pifferaio di Hamelin, conosce i Madredeus e occupa il proprio tempo montando il sonoro sui film in super 8 dell'amico scomparso. Quest'ultimo verrà ritrovato, ormai in preda ad una nuova ossessione per l'immagine ed in piena crisi creativa come era accaduto al Fellini di 8 e mezzo, al quale è implicitamente dedicato il film.
Con una struttura molto libera e la bella fotografia di Lisa Rinzler, Wenders tenta l'ennesima variazione su un tema che percorre gran parte della sua opera, dal già citato Alice nelle città a Nel corso del tempo, Fino alla fine del mondo e Al di là delle nuvole. L'ossessione per il senso delle immagini si fa qui ellissi narrativa, accompagnata da scantonamenti nel racconto che convergono ora sulla musica dei Madredeus, ora sulla dimensione documentaristica, ora sulla lettura delle poesie di Pessoa, conferendo lievità ad una trama che trova ancora il suo punto d'appoggio sulla dinamica da road-movie e su uno stile che tocca tutti i linguaggi possibili (il muto, il sonoro, il bianco e nero, il colore e l'immagine video). E se proprio la libertà espressiva si propone come il punto forte del film, è la tesi di fondo a rimanere opaca e criptica.
Patrick Bauchau conserva lo stesso nome che aveva ne Lo stato delle cose; Vogler quello che aveva in Alice nelle città, Fino alla fine del mondo e Così lontano, così vicino, mentre Wenders racconta la sua seconda storia portoghese dopo Lo stato delle cose.

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