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Hiroshima, mon amour

Regia di Alain Resnais vedi scheda film

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La recensione su Hiroshima, mon amour

di passo8mmridotto
8 stelle

Il 6 agosto del 1945 Hiroshima fu rasa al suolo da una bomba atomica che, secondo gli americani, doveva porre fine alla seconda guerra mondiale. Ancora oggi gli abitanti di Hiroshima sopravvissuti all'immane tragedia, risentono degli effetti di quella devastante esplosione. Per non dimenticare.

Due amanti abbracciati nel letto di una camera d'albergo, a Hiroshima. Sulla schiena di lui, brilla, simbolicamente, la polvere della cenere atomica, il ricordo fisico della tragedia che portò alla distruzione di Hiroshima il 6 agosto del 1945.

Non è una scena erotica, quella che apre il film, aleggia la presenza dell'orrore della guerra sugli amanti, ma affiorano anche situazioni di un passato soltanto apparentemente sepolto: lei, sposata con un uomo con il quale da anni non ha rapporti sessuali e che non ha mai amato, ha sempre in mente il suo primo vero amore, un giovane soldato tedesco di ventitre anni, quando lei ne aveva diciotto. Il soldato venne catturato e ucciso, e lei dovette nascondersi in cantina per non essere dileggiata dalla gente del suo paese. Non ne ha mai parlato con il marito, ma sente il bisogno di liberarsi, di aprirsi, e lo fa con il suo amante, che rivive con lei quell'amore a Nevers, i prati e i pioppi lungo la Loira, gli incontri con il giovane soldato tedesco, i litigi in famiglia, il taglio dei capelli cui la sottoposero i partigiani, le strade deserte del paese, il lento ritorno alla vita e la fuga di notte, verso Parigi, in sella a una vecchia bicicletta.

Alain Resnais, per questo suo primo film, adotta una tecnica di montaggio altamente geniale, una nuova forma che scompone il tempo cinematografico in frazioni di sequenza, riconducendolo poi alla fluttuazione dei ricordi che affiorano dalla memoria.

Ne risulta un incrociarsi del tempo e lo spazio del presente con lo spazio e il tempo del passato, uniti dalla voce narrante di lei.

I personaggi del film non hanno nomi, lei è Emmanuelle Riva, lui(l'amante giapponese) è Eiji Okada. Il tedesco è Bernard Fresson, e infine la madre di lei (Stella Dassas) e il padre, Pierre Bardaud.

Lei è a Hiroshima per interpretare un film pacifista. Il tradimento nei confronti del marito è di secondo piano, ben altri sono i tormenti che perseguitano la donna, che riesce a coinvolgere emotivamente il giapponese. Lei sovrappone, nella sua mente, il ricordo del tedesco all'uomo di oggi, l'amante ascolta in silenzio e vede le stesse cose che si presentano disordinatamente al ricordo di lei.

Il tutto avviene nel letto della camera d'albergo, sul set dove si gira il film, in un caffè lungo la riva del fiume, e persino in casa di lui.

Lei, più dell'amante giapponese, sa che presto dovrà staccarsi da quella situazione, che non può essere definita amore o passione.

Lei continuerà a tormentarlo, in mille maniere, inseguendosi per le strade notturne di Hiroshima. Lui vorrebbe che restasse, lei che deve staccarsi sia dal passato che dal presente.

Non è facile per lei cancellare dalla memoria, e forse non vuole farlo, il suo vero amore: la mano del giapponese addormentato

sul letto si trasforma nella mano del giovane soldato tedesco, e poi riappare il suo volto insanguinato.

E poi ci sono passaggi repentini, svolgendo la storia a ritroso, di lei che corre in bicicletta sull'argine del fiume e l'amore con il ragazzo sull'erba.

Il film termina sul "primo piano" dell'amante lasciato al suo destino. Ci sono stati tutti i segni premonitori che riconducevano ad un triste epilogo della vicenda. Erano segni incuneati nei dialoghi spesso dolorosi tra i due: "Poi un giorno tu esci dall'eternità: Vedo la tua morte, la mia vita che continua". Ancora più esplicito: "Deformami,così che nessun altro capisca il perchè di tanto desiderio. Un giorno non sapremo più nominare ciò che ci unisce".

Il P.P. indugia, rallenta. Lei urla: "Ti dimenticherò. Ti ho già dimenticato. Il tuo nome è Hiroshima".

Lui risponde: "Si, e il tuo nome è Nevers, in Francia".

Mentre usciva questo primo vero film di Alain Resnais, che aveva debuttato come montatore, per passare ad alcuni documentari sull'arte ( Van Gogh, 1948 - Guernica,1949 - Gaugin, 1950), la Francia produceva due poderosi lavori legati al filone della "Nouvelle vague": "Les quatre-cent coups" di Francois Truffaut e "A bout de souffle" di Jean-Luc Godard. Sulla stessa falsariga, l'Italia produceva "L'avventura" di Michelangelo Antonioni.

Resnais, rispetto ai colleghi autori della "Nouvelle vague", si sentiva fuori dal coro. E a ben vedere, tutta la sua produzione successiva non può essere in nessun modo accostata alla valanga di film più o meno N.V. di quel filone aurifero che imperversò anche in Italia per molti anni.

Resnais rischiò comunque la sua reputazione traendo il soggetto di Hiroshima dal lavoro di una mediocre scrittrice, Marguerite Duras. Infatti, il testo della Duras puntava soprattutto all'erotismo celato tra le pieghe ambigue del melodramma.

 

 

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