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Enrico V

Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film

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La recensione su Enrico V

di Stefano L
8 stelle

Film: Enrico V - Veritatemincaritate

 

1413: Enrico V d'Inghilterra, su suggerimento di alcuni viscidi chierici, vuole rivendicare i suoi diritti sul trono di Francia, riconosciuti dalle dichiarazioni della legge salica. Carlo VI però si oppone, ed Enrico, sebbene supportato da un esercito numericamente limitato, si affretterà a scendere sul campo di battaglia. Tenterà la vittoria sugli offensivi e ostili francesi, in principio nella cittadina di Harfleur, e successivamente presso Anzicourt. Le traversie del giovane Re alterneranno momenti strazianti e attimi di esistenza più frugali e spensierati... Girato attraverso mezzi minimalisti e allestito da una scenografia suggestiva, il lavoro ambizioso di Branagh trae linfa vitale da dialoghi eleganti e abbastanza fedeli all'opera del bardo; un gran pezzo di cinema forgiato da uno script solido e immagini mozzafiato. Il film fece il botto al botteghino e si guadagnò la fama di un ammaliante scorcio atavico dall’afflato mitologico. La cadenza della trama, coinvolgente e dai pochi rallentamenti, nonché l’incredibile solerzia orale della recitazione rendono il lungometraggio un’esperienza audiovisiva rara e preziosa. La difficoltà maggiore della messa in scena consisteva nella scansione di una narrazione che fosse capace di restituire allo spettatore la poetica e il dinamismo verbale del celebre testo; affinché l’astante in qualche modo si identificasse nelle gesta del protagonista, o almeno entrasse in empatia, rimanendone rapito dalla verve affascinante, e lasciandosi trascinare nel quadro a sfondo epico, la raffigurazione doveva sostanzialmente essere in grado di far trapelare il pathos e l’energia delle parole vergate su carta. Branagh non sempre gestisce persuasivamente le sequenze melodrammatiche e sentimentali (si avverte un leggero eccesso di leziosità). Oltre a quest'aspetto, la chiarezza della prosa non è completamente confacente al pubblico medio: le arringhe plateali appagheranno chi ha una maggiore familiarità con l’opus shakespeariano. La mésse è avvincente, benché non esente da qualche smagliatura. L’avvio difatti si protrae flemmaticamente, per poi perdersi un po’ nelle parentesi da feuilleton e nei parzialmente impantonati frammenti al fulmicotone degli scontri all'arma bianca; quest'ultimi si rivelano travolgenti, nonostante in certi punti diano l’impressione di dilatarsi troppo. Un’inanellamento a volte claudicante di pause ed accenti non lede comunque il piacere dello spettacolo, il quale, tirando le somme, espone una foggia eclettica di un mix ben dosato di azione, lirica e contenuti storici. Non si può inoltre non ammirare la bellezza della fotografia: la parvenza sgargiante di colori e contrasti, le fonti luminose seducenti e le superbe sfumature delle tonalità marcano i tasselli di un’estetica incantevole. Le performance di Branagh sono altresì cariche di un'enfasi passionale memorabile, egregiamente esaltata dagli spartiti musicali "O! for a Muse of Fire" e "St Crispin's Day" del compositore Patrick Doyle. Il resto del cast, il quale annovera attori di prim'ordine, come Emma Thompson, Ian Holm, Paul Scofield, un adolescente Christian Bale e la bravissima Judi Dench, vede anche l'apprezzata presenza di Derek Jacobi nei panni di un Coro che si immette nei passaggi del plot raccontando didascalicamente (ma non invasivamente) il susseguirsi delle vicende... Branagh realizza una gradevolissima ed eloquente versione di "Henry V" adattando convincentemente il linguaggio teatrale a quello del cinema, riuscendo quindi a non farsi bistrattare dai puristi dei classici della letteratura inglese.

 

 

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