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Il ragazzo invisibile - Seconda generazione

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su Il ragazzo invisibile - Seconda generazione

di Marco Poggi
8 stelle

L'eroe di Gabriele Salvatores perde la matrigna commissaria in un drammatico incidente stradale, ma incontra la vera madre e la sorella gemella, superdotate come lui, che lo coinvolgono in una storia dove il nostro capirà che cosa significa solitudine, crescita e adolescenza inquieta. Non è Hollywood, ma va bene come cine-comic.

Michele, il ragazzo invisibile, è cresciuto, ha perso la matrigna commissario in un drammatico incidente stradale, ma ha ritrovato la vera madre e la sorella gemella, "speciali" quanto lui. Gabriele Salvatores continua a raccontarci del suo supereroe, spingendo sui temi della solitudine e dell'adolescenza inquieta dell'eroe. Riuscite la staffetta fra la Golino e Rappoport  (che sembra - involontariamente ? - citare i personaggi fantasy di Cate Blanchett, la Charlize Theron che fa il bagno rigenerante di "BIANCANEVE E IL CACCIATORE" e l'Anjelica Huston di "RISCHIOSE ABITUDINI") e la new entry Galatéa Bellugi, nel ruolo della sorella gemella Natasha del protagonista con poteri incendiari, il quale, crescendo sembra diventato quasi una versione abbastanza statica di Franco Oppini dei Gatti di Vicolo Miracoli, o un suo figlio nascosto. Non è "LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT" di Gabriele Mainetti, ma la posse mutante di Salvatores non si dimentica, specie l'uomo forzuto (un personaggio di contorno, ma assai divertente e ben più riuscito del Colosso e del Fenomeno visti in "X-MEN CONFLITTO FINALE") e il calvo ipnotizzatore che ricorda non poco, nell'aspetto, l'Avvoltoio dei fumetti di Spider-man (straordinario nei suoi sguardi perfidi). Gabriele Salvatores forse poteva dire molto meno nel trailer, che riassume quasi tutto ciò che c'è da dire nel film (identità del cattivo compresa), ma quest'errore lo fanno anche gli americani e quindi ci passo sopra. Non è un capolavoro, ma almeno è esente dall'umorismo da taverna di alcuni film dei Marvel Studios/Disney (qui si cita Spider-man, è vero, ma quello eccelso e problematico di Sam Raimi, non quello che deve far ridere a tutti i costi di Jon Watts)  e dall'eccessiva serietà di certi film della Dc Comics (se cìè del Superman qui, siamo, infatti, a livello di Richard Donner e se ci sono gli X-men sono quelli di Singer, ma anche di Vaughn). Bello.

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