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Split

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su Split

di maghella
6 stelle

La storia di questo film nasce con la fine di una festa di compleanno. A festa finita, la festeggiata è rimasta sola con il padre e la sua migliore amica in attesa che l'ultima invitata vada via. L'ultima ragazza in verità non è amica di nessuno della classe, è la sfigata della compagnia, quella che nessuno vorrebbe mai ad una festa ma che non si può fare a meno di invitare per non fare brutta figura. Casey (così si chiama la “sfigata”) è rimasta senza un passaggio per tornare a casa, così il padre di Claire (la festeggiata) si propone di riportarla insieme all'altra amica Marcia. Le tre ragazze salgono in macchina, e mentre il padre di Claire si attarda a sistemare i regali della figlia nel bagagliaio, viene assalito da un uomo che subito dopo entra in macchina e sequestra le tre adolescenti. Le ragazze si trovano al loro risveglio in una stanza priva di finestre, e conoscono immediatamente il loro sequestratore che si mostra subito per un ossessivo compulsivo dell'ordine e della pulizia. Quello che ancora non sanno e che scopriranno di lì a breve è che Kevin (il nome dell'uomo) non è da solo, anche se è solo. Kevin è affetto da disturbo di personalità multipla, all'interno della sua mente dimorano ben 23 personalità, ognuna ben distinta: uomini, donne bambini, più una ventiquattresima che è denominata “la bestia”, alla quale sarebbero destinate le 3 ragazze.

Kevin va settimanalmente in cura dalla dottoressa Fletcher, una luminare nello studio di casi di personalità multipla, che ha intuito che la personalità con cui abitualmente colloquia non è la solita e che le sta nascondendo qualcosa.

Ben presto si accorgerà che le presenze all'interno di Kevin stanno avendo una lotta di potere per decidere chi delle 23 deve vedere la luce definitivamente e chi deve invece soccombere.

Intanto le 3 ragazze vengono separate tra di loro, e Casey si fa forza delle esperienze degli abusi subiti in passato, per cercare di entrare in contatto con la personalità più fragile di Kevin e riuscire così a liberarsi.

Un film che parte bene, anzi benissimo. Il rapimento e lo svelare subito il disturbo di personalità multipla del rapitore, mette lo spettatore nella condizione di comprendere immediatamente la chiave di lettura della storia. Non si cerca di fare un film basato sul colpo finale scontato sulla personalità buona e quella cattiva. Qui ce ne sono troppe e tutte molto evidenti, che si curano per di più da una valida dottoressa che non sottovaluta i segnali di pericolo che il suo paziente le invia. Il film si impronta più su una ricerca di ciò che può emarginare e rendere emarginati. Kevin ha creato 23 personalità per proteggersi da una infanzia difficile, vive in un sotterraneo e solo alla fine si capisce quale fosse il suo mestiere. Decide di rapire delle teenager alla moda e spensierate per darle in pasto alla bestia dentro di lui per colmare così quella sete di vendetta verso un mondo leggero e felice che a lui è stato negato da una madre ossessiva e violenta. Quello che Kevin non sa è che anche Casey (rapita per sbaglio insieme alle altre due ragazze) è una emarginata problematica, e per questo in grado di combattere la bestia con le sue stesse armi (o quasi).

Shyamalan ritorna a raccontare di super eroi sofferenti e malati (come fu per “Umbrekable-il predestinato” del 2000), che per i dolori subiti sono diventati altro da ciò che desideravano essere e che combattono quotidianamente contro se stessi e il mondo che li circonda, creando barriere difensive necessarie per la loro sopravvivenza: Kevin con le sue personalità, Casey nascondendosi sotto molteplici maglie e golfini. Il film regge molto bene il primo tempo, creando quella tela narrativa necessaria ad alzare il livello di attenzione e pathos, purtroppo nel finale cede a situazioni prevedibili, e non si decide a concludere la storia.

C'è chi ha parlato del “ritorno di Shyamalan” con questo film, io credo che il regista statunitense dalla origini indiane sia ancora molto lontano dai fasti del “Sesto senso”, e credo che sia anche ingiusto aspettare il suo ritorno a quei livelli. Shyamalan è un regista che (quando vuole o gli è permesso) riesce a costruire delle buone atmosfere, è uno che sa creare lo spirito horror insomma, ma non riesce ad entrare in profondità della storia, rimane in superficie a “guardare le figure” di una bella storia, senza mai mostrare il vero aspetto pauroso ed inquietante di ciò che ci racconta. Cosa c'è dietro la nascita delle personalità di Kevin? Perché è diventato così? E perché ha deciso di lavorare e vivere in posto come quello in cui abita? Niente di ciò ci viene raccontato, e nemmeno fatto intuire, solo appena accennato e malamente. Anche tutti gli altri personaggi rimangono superficiali, tanto da non creare alcuna empatia con nessuno di loro nemmeno nei momenti di massima tensione. Una storia godibile, che non annoia assolutamente, ma che manca di quel coraggio che la tematica richiedeva.

Ottima sorpresa è stata per me vedere sul grande schermo nelle vesti della dottoressa Fletcher, Betty Buckley, attrice in molti film degli anni '80 e soprattutto protagonista della serie cult “La famiglia Bradford”, una mia beniamina personale che sono stata felice di rivedere in ottima forma in una parte pensata su misura per lei.

Betty Buckley

Split (2017): Betty Buckley

 

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