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Sami Blood

Regia di Amanda Kernell vedi scheda film

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La recensione su Sami Blood

di nickoftime
8 stelle

Per essere prodotto in Svezia e girato in Lapponia, Sami Blood è un film addirittura  espansivo se non estroverso. Frequentata con assiduità quando ancora era in vita Ingmar Bergman, la cinematografia scandinava è diventata una realtà quasi sconosciuta in Italia non tanto perché non esistano titoli all’altezza della situazione (come dimostra ogni anno il Nordic Film Fest Roma) ma in virtù, o piuttosto a causa, del pregiudizio (dei distributori) esistente nei confronti di una produzione poco incline ad assecondare le estetiche e i ritmi del cinema contemporaneo. Sami Blood conferma in parte queste tendenza, facendo dell’introspezione psicologica e della sobrietà dialogica strumenti narrativi importanti almeno quanto quelli incaricati di immaginare eventi e personaggi. In questo modo a farsi apprezzare in Sami Blood non è solo l’efficacia con cui la regista riesce a trasformare il j’accuse nei confronti di una società ipocrita e razzista (quella svedese degli anni ’30) nel resoconto di un’emancipazione giovanile che sarebbe piaciuta a Charles Dickens, ma anche la precisione con cui le diverse fasi della vicenda trovano una corrispondenza nei moti dell’animo di Elle Marja, figlia di allevatori di renne della comunità Sami, osteggiata e discriminata per la sua appartenenza etnica.

 

Alla stregua dei romanzi del grande scrittore inglese anche il film diretto da Amanda Kernell ha come tema principale quello di un’infanzia sottratta ai bisogni delle propria età e come quelli ci presenta l’avventura esistenziale di un personaggio in lotta contro le regole di una comunità rigidamente organizzata e compatta nel negare ogni forma di promozione sociale alle classi meno abbienti. Ma Sami Blood nel raccontare la scoperta del mondo da parte della giovane protagonista, e soprattutto i suoi tentativi di integrarsi con il contesto umano e sociale che la rifiuta, riesce a coniugare la tensione e i tempi propri del cinema di intrattenimento con la necessità di una ricostruzione ambientale capace di documentare con esattezza scientifica le pratiche e la mentalità dell’epoca in cui si svolgono i fatti. La sorpresa di apprendere che anche nel paese del welfare state siano potute accadere cose del genere lascia ben presto il posto al coinvolgimento suscitato dalla disparità delle forze messe in campo e dal fascino di un personaggio come quello di Elle Marja (l’eccellente Lene Cecilia Sparrok), eroina a tutto tondo ma non per questo meno esente dalle ombre che attraversano i cambiamenti fondamentali di ogni percorso umano. Rigoroso e profondo, magnificamente interpretato, Sami Blood è uno dei film più belli e sorprendenti del 2017.

(pubblicata su taxidrivers.it)

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