Regia di Denzel Washington vedi scheda film
Vi si chiede un'ora di Calvario, poi non è così male.
Dunque, perché ho visto questo film? Perché di solito cerco sempre di vedere tutti i film candidati come migliore film all’Oscar. Una volta erano cinquine, poi il politically correct è entrato con prepotenza a Hollywood ed ora sono molti film, anche una decina, e tra questi, di solito, c’è una cagata, spesso messa lì non per particolari meriti, ma per accontentare una minoranza piuttosto che un’altra, che poi è il peggiore modo possibile di trattare una minoranza, cioè considerarli “diversi” e che “devono avere uno spazio anche se il film è una cagata”.
Per questo nella scorsa edizione (2016) ho dovuto sorbirmi, in mezzo a tanti filmoni, una roba come Brooklyn, che non c’entrava nulla, come qualità.
Questa volta, non ne ho ancora visti molti ma già l’ho trovato, è Barriere, che viene incontro alla comunità nera, immagino.
Il film è Denzel Washington che parla. Parla parla parla parla e non smette più. Dopo un’ora di questa solenne rottura di coglioni, il film parte e nella seconda parte non è poi male, con lui, Denzel, il protagonista, che si rivela una persona via via sempre più spregevole, e i comprimari che lo pensano, ma pazienza. Fine. Due ore pesanti, la cui derivazione teatrale era evidente a un cieco e sordo (ne ho poi avuto conferma).
Gli attori, si badi bene, sono formidabili. Denzel Washington è stato candidato a migliore attore protagonista, giusto, ci sta; Viola Davis ha vinto l’Oscar, per la migliore attrice non (non?) protagonista; il film però non ha vinto come migliore film, e non stento a crederlo. Io ero partito per dare 2, o 3, poi però in effetti migliora, e molto, la seconda parte è più bella, sarei per un 5/6, vedremo. Costi bassi e incassi che, anche se non alti, ne decretano un successo economico.
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