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Philadelphia

Regia di Jonathan Demme vedi scheda film

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La recensione su Philadelphia

di trebby
10 stelle

Philadelphia autunno 1992 Andrew ''Andy'' Beckett (Tom Hanks)  è un brillante avvocato che sta per diventare ''associato'' nel migliore studio legale della città. Beckett è omosessuale dichiarato e da diversi anni convive con il fidanzato Miguel (Antonio Banderas). Nel 1984/85 Beckett ebbe un rapporto sessuale  occasionale con un uomo in un cinema porno gay, in quell'occasione contrasse il virus dell'HIV. Sfortunatamente i suoi superiori sono un'accozzaglia di rozzi reazionari, bigotti, moralisti, perbenisti, razzisti ed omofobi i quali un giorno scoprono che Andy è omosessuale e ammalato di AIDS e tramite un sabotaggio, cioè simulano lo smarrimento di una pratica legale di un processo per dare la colpa a lui trovano una pretesto per licenziarlo. Nella mente del suo capo (Jason Robards) Andy è un pervertito depravato che ha disonorato lo studio legale portandovi l'aids, un misto di odio verso gli omosessuali e fobia nei confronti dei malati di AIDS. Il povero ''Andy'' già provato nel corpo da una malattia feroce che non lascia scampo subisce una profonda umiliazione, viene ferito nell'anima e gli levata la dignità. Il povero Andy si ritrova da cittadino onesto, con diritti e doveri, perfettamente inserito nella società ad emarginato, deleritto, trattato da tutti come un appestato. Un uomo che sta morendo nel corpo e nell'anima, vittima di una società ignorante, bigotta, stupida, disumana ed animalesca. L'odio per il diverso, per l'omosessuale, l'omofobia alimentata dal puritanesimo protestante; il timore verso gli ammalati in generale e gli ammalati di AIDS in particolare. Molti antropologi, sociologi e psicologi ritengono che la morte in guerra e forse anche per malattia sia una sorte di rito d'iniziazione per chi sopravvive, chi è stato a contatto con la morte si trova in una situazione ''d'impurità'' simile a chi è appena uscito da un rito d'iniziazione. Per tanto coloro che sono stati a contatto con la morte non potendo attraversare quel rito di purificazione tipico di coloro che hanno terminato un'iniziazione vengono estromessi dalla società. I reduci di guerra emarginati come i malati o i convalescenti. La morte spaventa, fa paura, è una cosa che sporca chi viene a contatto con lei è sporco, viene quindi emarginato. Lo dico perchè quando è uscito il film ero convalescente da una grave malattia e la gente mi trattava con un certo fastidio, ovviamente l'ignoranza e la stupidità della gente alimentano questa mentalità. Pure i reduci dai campi di concentramento, chi si è salvato dalla shoah talvolta ha subito questa emarginazione. Le persone intelligenti, civilizzate non temono la morte e chi ne viene a diretto contatto. Non è solo una questione di omofobia e timore di venire contaggiati da un virus mortale, è una dinamica psicologica molto più profonda che forse solo chi ha fatto studi di psicologia, sociologia ed antropologia culturale può capire. Ripeto che alla fine sono solo i trogloditti ignoranti che emarginano i malati di AIDS. La paura nei confronti dei malati di AIDS che alla fine ha aiutato la diffusione del virus, infatti i malati di AIDS per il timore dell'emarginazione tendono a mantenere segreta la malattia. L'emarginazione e la morte sociale hanno deleteri, dirompenti sul malati di AIDS che li subisce. Il nostro Andy tuttavia trova il coraggio di denunciare gli ex datori di lavoro anche grazie all'aiuto di un solerte avvocato interpretato da un ottimo Denzel Washington. Dal punto di vista cinematografico spicca l'odio degli ex datori di lavoro, un odio che mescola omofobia, razzismo e misoginia; un odio che tuttavia si scontra con l'amore che Andy riceve dalla famiglia, dal fidanzato e anche dai medici che si prendono cura di lui. Lo stesso ''Andy'' come il Benigni de ''la vita e bella'' è un uomo che da continuamente amore: al fidanzato, ai genitori, ai fratelli, ai nipotini che lo amano profondamente, anche a persone mai incontrate quando ad esempio evita che una fabbrica vada chiusa lasciando sul lastrico gli operai e le loro famiglie. Bella la scena del processo dove un'impiegata che lavora per lui lo ricorda come una persona dolcissima, dopo aver lavorato 4 anni come impiegato capisco l'importanza di lavorare con persone dolcissime in grado di rendere umana una vita che talvolta ha poco di umano. Andrew Beckett un uomo che ha sempre donato amore che si ritrova a subire un odio bestiale; un odio vile ed infame che infierisce su una persona debole che non può difendersi. Anche se alla fine l'amore trionfa sull'odio, l'odio non manca di ferire profondamente le persone, l'odio alimentato dall'ignoranza e dalla bestialità. L'idea che il malato di AIDS se la sia cercata, che il malato sia un vizioso debosciato e dissoluto, l'idea che questa malattia sia una punizione divina. Un'idea che cova nelle menti delle persone particolarmente pessimiste, quelle persone che ritengono l'uomo irrimidiabilmente compromesso, marcio ed imperfetto incapace di operare senza la divina provvidenza. Una mentalità reazionaria che tuttavia riguarda anche gli atei, solo che loro non parlano di divina provvidenza ma ti dicono: ''le idee sono giuste, l'uomo è sbagliato''.  Un pessimismo che trasforma la gente in reazionari depressi cronici.  Emblematico che il film sia stato girato tra il 1992 ed il 1993, quando l'America si lasciava alle spalle gli anni del'edonismo reaganiano fatti di nazionalismo e militarismo per entrare nell'era Clinton fatta di battaglie per i diritti civili sull'onda di Kennedy, Martin Luther King e Malcom X. Ovviamente pure Hollywood risentì di tale clima, sebbene è lecito dire che Reagan fu tutto tranne che un omofobo, anzi da membro del partito repubblicano boicottò spesso le politiche omofobe intrattenendo tra l'altro una profonda amicizia con Rock Hudson gay morto di AIDS. Il senso del mio discorso è che dopo dieci anni di Rambo che spacca il culo ai comunisti, Hollywood propone un avvocato che spacca il culo in quattro agli omofobi, razzisti e misogini mentre Clinton ex sessantottino va alla casa bianca.  Un film progressista dopo dieci anni di propaganda bellica anticomunista ed antiaraba. Certo adesso diamo un pò tutto per scontato, infatti chi anche solamente prova a licenziare una persona per omofobia e timore verso l'AIDS rischia come minimo il linciaggio, 25 anni fa era tutto meno scontato. Mai abbassare la guardia comunque. Tutti bravi gli attori.

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