La recensione su Fast & Furious 8

La gang di ex-farabutti di periferia, consolidata squadra di supereroi sempre pronta a salvare il mondo, affronta ora la sua minaccia peggiore: il suo “padrino” Dominique Toretto (Vin Diesel) l’ha tradita alleandosi a una spietata cyber-terrorista (Charlize Theron) decisa a mettere le mani su un arsenale nucleare. L’agente Obbs (Dwayne Johnson) e il resto del team non esiteranno ad affrontarli, unendo le forze con vecchi nemici (Jason Statham).

Il gigantesco successo del precedente Fast7 è sintomatico di una saga che ha ormai conquistato (soddisfacendo) un pubblico larghissimo, consolidandosi in uno dei franchise seriali cinematografici più remunerativi del momento, che vede il ritorno dell’intero gruppo di badass dal cuore d’oro, nelle cui file militano oltra a Vin Diesel, Dwayne Johnson e Michelle Rodriguez, anche i simpatici Ludacris e Tyrese Gibson, la bella hacker Nathalie Emmanuel, il coordinatore Kurt Russel e il suo nuovo assistente interpretato da Scott Eastwood.

Bignami del blockbuster pop-corn, in cui si incontrano il genere hard-boiled, machismo anni ‘80, l’action catastrofico, lo spy-movie bondiano, anche questo capitolo (diretto stavolta da Felix Gary Gray, apprezzato regista di Straight Outta Compton) continua a rifiutare la verosimiglianza narrativa, gonfiando a dismisura sotto testosteroni e anabolizzanti la sospensione dell’incredulità. Non c’è da aspettarsi personaggi sfaccettati o complessi (ci sono diversi momenti sospesi “drammatici”, ma sono, ancora, quelli meno funzionanti) questo prodotto punta sempre al solo e puro intrattenimento spettacolare, allontanando con furbizia lo spettatore da possibili domande sull’intreccio attraverso una struttura sempre più goffa e caricaturale. Non è necessario chiedersi le motivazioni dei personaggi, quando un gigantesco Dwayne Johnson capace di deviare missili con una mano, spaccare manette di acciaio o sfondare a pugni i muri (ma incapace di fuggire da un abitacolo di un’auto ribaltata), minaccia il vecchio nemico Statham staccando dalla sua cella una lastra di cemento armato usandola poi come bilanciere per allenare i bicipiti. La narrazione non è però affatto subordinata alla dimensione visiva, offrendo il giusto spazio ad ogni personaggio, compito arduo in un film corale di queste proporzioni: anche personaggi minori come quelli di Eastwood o Russell riescono a catturare lo spettatore con poche battute.

Insomma, nulla di nuovo rispetto gli ultimi tre capitoli: il furbo processo di restyling della saga iniziato da Justin Lynn in Solo parti originali (2009) con l’inserimento di attori di grande carisma a fianco del granitico Vin Diesel, da ora il benvenuto al duo villain interpretato da Charlize Theron e Kristofer Hivju (noto protagonista di Trono di Spade) e vede, in particolare, il ritorno di due grandi star action come Statham e Russell. Piccole parti, invece, per Luke Evans (ex cattivo di Fast6) ed Helen Mirren, in attesa di rivederli presto in squadra nei prossimi sequel.

Fast & Furious 8 è un giocattolone che guarda sempre di più a un pubblico trasversale di ragazzini e famiglie, senza farsi mancare una spruzzata di violenza naif. Geniale a tal proposito la soggettiva del piccolo bebè mentre si gode le peripezie di Statham versione eroe/baby sitter contro un intero esercito di aguzzini.

In una pioggia di automobili che cadono come missili dal cielo, metabolizzando vecchi e nuovi incubi da guerra nucleare, il divertissement fracassone ci riporta col sorriso al mondo infantile di quando da bambini giocavamo con le macchinine: i veicoli (sempre più bizzarri)  sfrecciano senza limite alla fantasia in battaglie spettacolari tra iceberg e sottomarini, in un trionfale show di epicità catastrofica.