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Voglio la testa di Garcia

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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Drugo Cattivo

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Voglio la testa di Garcia

di Drugo Cattivo
8 stelle

Bennie non è nessuno. E' un uomo finito, la sua attività di barman è umiliante, la sua donna lo ha tradito con un uomo ora morto. Vuole fuggire, rifarsi una vita con lei, ma ciò che un perdente può trovare è solo la morte.
E' quella che troverà la sua donna, seppellita assieme a lui proprio nella tomba di Alfredo che avevano profanato, ed è quella che darà a tutti coloro che gli hanno tolto anche l'ultima cosa della sua inutile vita che contasse, fino ad uccidere il gran capo, la causa di tutto: il suo milione di dollari non vale nulla, in confronto..
Bennie è l'icona assoluta del perdente, un uomo cui è stato tolto tutto e l'unica cosa che gli rimane è una folle, accecante rabbia che investe ogni ostacolo gli si pari davanti. La testa di Garcia, vecchio amico/traditore, è il suo ideale compagno di viaggio: un pezzo di carne in putrefazione, pieno di mosche ronzanti. Anche lui è solo un uomo morto, e come tale le parla, si arrabbia, ci si confida, perché nonostante tutto, quella testa da un milione è il solo amico che gli sia rimasto al mondo, anche se a causa di essa (e della sua ingordigia, o meglio la folle brama di cambiare vita, crimine per il quale la vita lo condanna) ha perso tutto ciò che gli fosse rimasto. Questa macchina devastante miete vittime a non finire, senza paura, senza rimorso, senza speranza, come solo un reietto senza ragioni per vivere saprebbe fare. La morte lo attende, una volta consumata la sua feroce vendetta, e nelle sue braccia si getta senza timore, col milione accanto a sé.
Il tutto sullo sfondo della terra dei perdenti e dei fuggiaschi per antonomasia: il Messico, oltre la frontiera, fra strade polverose e calura soffocante e opprimente. A suo modo, un western, senza esserlo effettivamente.
Un film grandioso, sanguinario ma non gratuitamente: la violenza è solo una parabola di una società egoista, un racconto senza speranza e senza luce, nel classico stile di Bloody Sam. Il suo personaggio, suo alter ego (anche Peckimpah, come regista, era emarginato e bistrattato), è il simbolo dei ribelli sconfitti dal sistema, dei cittadini schiacciati dall'autorità, il tutto mostrato in un modo tragico e crudo, in maniera più personale, anche, del suo ultimo e bellissimo film "Osterman's Weekend". Il film simbolo di delusi e vinti pieni di rabbia. Da guardare cento volte e anche più.

Sulla trama

El Jefe (il capo), ricco possidente terriero con schiere di uomini alle sue dipendenze, ha una giovane figlia incinta. Estirpatole dalla bocca il nome del mascalzone che l'ha disonorata, tale Alfredo Garcia, decide di mettere un milione di dollari di taglia sulla sua testa. Ma questi è già morto in un incidente stradale e Bennie, suo ex-amico, e la sua donna (che l'ha traditocon lui) intendono avere ugualmente la taglia, quindi decidono di disseppellire il corpo e portare a destinazione la testa marcita del loro amico. Ma al sangue si aggiunerà altro sangue, in un vortice di morte senza fine, da cui nessuno rimarrà fuori.

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