Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film
Purtroppo devo concordare col Mereghetti sulla lentezza del primo tempo. Ciònonostante, la seconda parte presenta un crescendo rossiniano di incivili soverchierie girate con iperrealistica lunarità, rivelando un'ottica filmica ai limiti della genialità. In un ambiente votato al sopruso, la dignità rimane un pallido ricordo e le vie per redimersi sono due: la fuga o la morte. Per una volta, Peckinpah mette a freno più del solito la sua proverbiale misogenia. Finale inesorabilmente votato al dramma elisabettiano.
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