Regia di James Mangold vedi scheda film
Miracolo cinematografico che purtroppo non segnerà l’avvio di un cambio di rotta verso una concezione più “autoriale” e coraggiosa di cinefumetto, Logan è un film che a differenza dei giocattoloni Marvel Studios è destinato a venire ricordato negli anni a venire, e non solo come un ottimo film d’azione.
La dipartita di Hugh Jackman, legato al ruolo da diciassette anni, non poteva essere sancita da lavoro più sincero, sentito ed emozionante di questo, ed è una fortuna che si siano create le condizioni produttive per realizzare il film proprio in questa maniera, scevro dai paletti del PG-13 e in grado di regalarci un Wolverine violento e spietato come mai lo si era visto.
L’atmosfera disperata, senza speranza che domina la pellicola non risulta mai stucchevole, questo grazie a un equilibrio perfetto tra momenti riflessivi e drammatici e momenti leggeri che strappano risate senza mai risultare fuori luogo, nonché a scene d’azione adrenaliniche e ben girate. È, in sintesi, il cinefumetto come dovrebbe essere, ed è una cosa che al cinema non vedevamo dai tempi di Spider-Man 2.
La sceneggiatura è solida e con pochissime sbavature, ed infila dialoghi spesso molto riusciti, dando ad esempio sfumature ben più interessanti allo Xavier di Patrick Stewart di quanto non si sia visto nei film precedenti degli X-MEN, inclusi i due primi ottimi capitoli diretti da Bryan Singer. Un’umanità ed una fragilità inedite per il personaggio, rese con commovente bravura dal leggendario attore britannico.
A dominare la scena è però, naturalmente, Hugh Jackman. Questo film è un’enorme dichiarazione d’amore dell’attore australiano nei confronti del ruolo che gli ha dato fama e fortuna, un ruolo in cui non ha mai smesso di credere nonostante gli anni passati e nonostante i due precedenti, brutti film stand-alone dedicati al personaggio. L’intensità, l’espressività e la fisicità con cui dà vita al vecchio Logan sono straordinarie, memorabili. Un'occasione di riscatto quindi, e non solo per Jackman, ma anche per il regista James Mangold, talentuoso cineasta erroneamente scambiato per mediocre mestierante.
E’ grazie a loro se il coraggioso epilogo risulta tanto emozionante e difficile da dimenticare. Come un po’ tutto il film.
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