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The Silent Man

Regia di Peter Landesman vedi scheda film

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La recensione su The Silent Man

di alan smithee
5 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

La storia di vita dell' "anonimo più famoso della storia americana": ovvero di Mark Felt, l'uomo numero due dell'FBI dell'era Nixon: dal 1973 al 2005 nulla della verità attorno allo scandalo Watergate trapelò, e l'operazione cosiddetta "Gola profonda" venne a galla solo 32 anni dopo, a seguito dell'articolo apparso proprio in quel 2005 su Vanity Fair, che fece scalpore e portò alla luce, dandoall'uomo, e alle ammissioni tardive concesse e rese finalmente pubbliche, una fama mai accaduta prima, nei confronti di un uomo schivo, poco noto fuori del suo ambiente, conosciuto solo all'interno della celebre organizzazione per la sicurezza americana.Il regista e sceneggiatore Peter Landesman, dopo approfondite documentazioni ed interviste allo stesso protagonista schivo e compassato, prova a raccontarci tutta la storia, a riavvolgere i fili misteriosi e controversi di una storia di intercettazioni illegali e di spionaggio attuato con metodi contrari ai principi di libertà e democrazia di cui si fa portavoce da sempre la democrazia a stelle e strisce, e dalla quale sono dipese le sorti del governo della più potente potenza al mondo, sbriciolando un capo di stato, il suo staff, il suo governo.

Buona risulta la scelta di un elegantissimo, compassato e tenebroso Liam Neeson, physique du role perfetto per la parte, attorniato per l'occasione da validi attori caratteristi piuttosto noti ed apprezzati altrove (Michael C. Hall, Tony Goldwyn, Marton Csokas, Josh Lucas).

Certo il film, prodotto dall'infaticabile Ridley Scott, denuncia sin dall'inizio tutto un suo schematismo che risulta fastidioso soprattutto quando la pellicola si sposta a mostrarci il lato familiare del misterioso affascinante protagonista, mettendo una volta ancora in risalto e quasi esaltando quella piatta sequela di luoghi comuni sul bel vivere americano, sulle madri di famiglia perbene, fedeli ed annoiate (e Diane Lane dà il meglio dello stereotipo, qui ed anche altrove, in tal senso).

Per non parlare poi di quando la vicenda si sposta a raccontare i particolari del segreto di famiglia che vede i due coniugi riunificarsi ad una figlia ribelle e da tempo sfuggita alla salda guida di famiglia: una piattezza ed una scontatezza insopportabili, che si sommano ad una certa bolsaggine che la cura nella ricostruzione storica non riesce, di per sé, a giustificare più di tanto.

Pertanto impegno e cura sin meticolosa nella ricostruzione di ambienti e location, non bastano a dare fiato e respiro ad una ricostruzione molto soffocante di una vicenda che potrebbe di sé racchiudere i canoni del thriller più sofisticato, ma invece si perde entro una formalità che fa evaporare ogni suspence e ogni occasione utile per dare nerbo ad una storia che mai e poi mai riesce ad attirare ed avvincere.

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