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Lettera a tre mogli

Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film

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La recensione su Lettera a tre mogli

di ste89
9 stelle

Grande prova di bravura di Mankiewicz che, un anno prima di quello che, per me, resta uno dei migliori film della storia del cinema ("All about Eve"), ci regala un'altra pellicola di indubbio valore; più leggera rispetto al capolavoro sopra citato, ma lo stesso di altissimo livello.

Lora, Rita e Deborah sono tre amiche sposate, ognuna con i suoi pregi e i suoi difetti. Un giorno, prima di un picnic di beneficenza, ricevono la lettera di Eva Ross, loro grande amica, che le informa che sta per lasciare la città... niente di strano, se non fosse per il fatto che intende farlo portandosi via uno dei loro tre mariti. 
Il messaggio costringe così le donne a ripensare alla loro vita coniugale, agli eventuali dissapori con i rispettivi consorti e al fatto che Eva è una donna di indubbia classe, che tutte invidiano e che, invece, i mariti ammirano.
Nell'attesa di sapere chi di loro sarà destinata a restare sola.

In sostanza mi sono trovato di fronte a una commedia degli equivoci estremamente raffinata e sofisticata, che vanta una regia sulla quale non c'è nemmeno bisogno di soffermarsi talmente è impeccabile, una sceneggiatura straordinaria e un terzetto di protagoniste fantastiche. 
E non è tutto. 
Oltre a divertire con classe, il regista di origini polacche mette sotto la sua lente critica non solo i vizi e le ipocrisie del gentil sesso, ma anche la middle class americana e, soprattutto, l'avvento dei mass media nella vita di tutti i giorni. E lo fa in quel modo che solo i grandi registi conoscono (... basti chiedere a Wilder). A tal proposito è grandiosa la scena che vede protagonista Douglas e il suo discorso sull'effettiva qualità delle trasmissioni radio di quegli anni. 
Senza poi dimenticare la struttura del film, quasi interamente costituita da flashback (poi riproposta da Minnelli ne "Il bruto e la bella"). Non solo questa scelta aiuta la vicenda a scorrere liscia e senza intoppi, ma scava nelle paure e nei dubbi delle tre protagoniste mostrandoci così in maniera incredibilmente chiara e cristallina la loro psicologia. 
E arriviamo appunto al cast. Tralasciando per un attimo il terzetto in rosa spenderei una parolina per la grande prova di Douglas, l'unico dei tre uomini in grado di elevare la sua interpretazione a un livello che possa almeno competere con quello delle tre donne... e questo malgrado un ruolo da non protagonista. 
Delle tre signore, invece, che posso dire... a loro modo risultano tutte e tre straordinarie: Jeanne Crain è letteralmente adorabile nella sua goffaggine da ragazza di campagna e nell'incapacità (o almeno così pensa lei) di sfruttare una bellezza non indifferente: Ann Sothern non è però da meno. E' la meno attraente delle tre, ma è anche la più forte a livello caratteriale... talmente forte da dare l'impressione di essere lei a portare i pantaloni in casa (e stiamo parlando del '49); questo senza che però venga intaccata la sua essenza di donna.
Ho lasciato per ultimo Linda Darnell, e non casualmente. Mi ha letteralmente stregato. Magnifica da vedere e magnifica nel donare il giusto spessore al suo personaggio, per inciso quello che è riuscito a catturarmi più degli altri. E se non ci si fa distrarre dalla sua clamorosa bellezza (una parola) si può certamente notare un'espressività non indifferente. Senza fare spoiler posso solo dire, date un'occhiata al finale e capirete.

Insomma, dopo tutto questo che altro aggiungere. Grandissimo film, senza se e senza ma. E Mankiewicz si conferma regista di livello assoluto!!!

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