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Happy End

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Happy End

di alan smithee
7 stelle

Con Happy End Haneke sembra voglia riassumere, ed aggiornare alla tecnologia a nostra disposizione, tutta una stagione cinematografica che lo ha visto padroneggiare le incognite del disagio psicologico. Se è così, ma solo in tal caso, il film è l'esemplare capitolo finale che preannuncia una svolta, ormai necessaria, benvenuta, auspicabile.

locandina

Happy End (2017): locandina

CANNES 70 - CONCORSO 

Lo sguardo indagatore insistente, e pure dagli effetti letali, di una ragazzina costretta, suo malgrado e per cause di forza maggiore, a trasferirsi a vivere nella casa patriarcale del ricco padre, registra in modo devastante e concreto più di ogni altro punto di vista, l'equilibrio precario che si regge sbilenco e fragile all'interno della magione che dà asilo a tutto il nucleo.

A Calais una imprenditrice tenace e scaltra è tutto ciò che ancora resta di concreto e lungimirante per assicurare le redini di una antica dinastia di industriali edili.

Il resto della famiglia si rivela un vero bluff: una serie di individui irrealizzati e sofferenti di psicosi pronte a manifestarsi in tutta la loro potente e disarmante lucida follia.

Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, Mathieu Kassovitz, Toby Jones, Laura Verlinden, Fantine Harduin

Happy End (2017): Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, Mathieu Kassovitz, Toby Jones, Laura Verlinden, Fantine Harduin

Michael Haneke, Jean-Louis Trintignant

Happy End (2017): Michael Haneke, Jean-Louis Trintignant

Un capostipite di 85 anni ormai perso nei suoi deliri senili, ma tutt'altro che svanito, utilizza con una certa scaltrezza i propri ben gestiti lampi di demenza per tentare di farla finita, ma senza esiti concreti convincenti.

Il fratello della manager ha da sempre abbandonato personalmente le impronte di famiglia per dedicarsi alla medicina, ma il suo vero tormento è la incapacità di provare affetti stabili e duraturi, come evidenzia il suo tormentato curriculum sentimentale.

Il figlio venticinquenne della manager sente sopra la sua testa la responsabilità pressante della prosecuzione dinastica ed economica, e ne soccombe, facendosi vincere da crisi nervose ingestibili.

Una sciagura sul cantiere addossa responsabilità evidenti sulla proprietà  e sulla gestione della famiglia, che inizia a negoziare un patteggiamento con la famiglia del dipendente coinvolto, offrendo l'unica merce o risorsa a disposizione: il denaro.

Fantine Harduin

Happy End (2017): Fantine Harduin

Franz Rogowski

Happy End (2017): Franz Rogowski

In un nord transalpino ove l'immigrazione si integra come può, accettando ogni compromesso, quando anche la sua forza lavoro diviene utile come strumento eventuale per tentare di farla finita, il regista austriaco ci disegna, con questo nuovamente morboso Happy end corale e mortifero, una summa ideale della sua idea di disagio mentale, di disordine psicologico che si annida, ben alimentato da stress ed emozioni sopite, tra le mura di una società familiare impeccabile a livello di facciata, ma in grado di celare molto bene al suo interno il lato disumano e mostruoso con cui essa è in grado solo di affliggersi tormenti e devasto interiore.

Il lato positivo del film è che sa riassumere alla perfezione l'idea di un tormento e di un malessere psicologico che da sempre sta alla base del pensiero ricorrente del regista.

Il limite è che dopo questo film, a suo modo esemplare, nulla sarà probabilmente più ribadibile a proposito di ciò e Haneke dovrà, per forza di cose, se vorra continuare la sua avventura cinematografica, parlarci e raccontarci finalmente qualcos'altro. 

Un cambio di registro, se non di stile, appare ormai indispensabile, di "vitale" urgenza e necessità. 

La coppia familiare Huppert/Trintignant si ripete come se per il regista non ci possano essere alternative migliori (e probabilmente ha ragione!), dunque con esiti felici anche dopo i fasti e i successi di Amour; ed il grande vecchio si sottopone in particolare a scene impegnative anche fisicamente, esemplari, come quella che caratterizza il sarcastico movimentato "happy end".

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