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Wonder Woman

Regia di Patty Jenkins vedi scheda film

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MrCarrey93

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La recensione su Wonder Woman

di MrCarrey93
8 stelle

A poca distanza dalla Katniss Everdenn di Hunger Games e dalla Charlize Theron di Mad Max arriva al cinema un'altra riuscita eroina action del nuovo millennio, il primato sta nel scendere in campo all'interno del panorama supereroistico del cinecomic.
La regista Patty Jenkins dal suo esordio 14 anni fa (Monster) oggi si cimenta in un'operazione sicuramente non semplice tuffandosi nel grosso macchinario ad alto budget, pilotato ai vertici, dove spesso si lavora con il libretto delle istruzioni in mano e con alle spalle una linea narrativa già avviata da qualcun’altro addietro. A fronte però degli indici di gradimento fallimentari delle ultime operazioni DC, la Jenkins ha in questo caso la fortuna (ed anche la responsabilità) di possedere un certo grado di libertà artistica per poter, se non reinventare, almeno raddrizzare questo universo, affinchè il suo film venga utilizzato, se la formula indovinata, come metro e calco nelle operazioni a venire. Dico subito che la formula adottata è vincente, questa storia di origini si fonda sulla semplicità. E occhio, per semplicità non mi riferisco ad un uso più marcato dell'ironia (per quanto questo sia vero) e non intendo neanche l'incursione di tematiche troppo leggere (anche perchè la complessità tematica non è di casa in nessun cinecomic), ma l'utilizzo di canoni classici funzionali allo svolgimento della narrazione che si snoda infatti in maniera limpida senza battute d'arresto per oltre 2 ore ed un approccio che veicola in maniera efficace le emozioni tenendo sempre una certa premura nel mantenere viva l'attenzione nello spettatore.

 

Gal Gadot

Wonder Woman (2017): Gal Gadot


Si parte con un prembolo favolistico che tratteggia il percorso di crescita di Diana, l'addestramento, i rapporti con le altre amazzoni all'interno del loro regno protetto, una sbrigativa incursione nella mitologia sulla genesi di uomini e divinità, l'incontro col primo uomo di sesso maschile e la curiosità verso il suo mondo (e i suoi attributi). Poi nella seconda parte si fa un salto geografico e si approda nella Londra del 1900, si entra nel suo mondo grigio, inquinato, infetto, c'è la guerra... ma il tono del film non ne risente, cambia solo la location, ma permane quell'atmosfera fiabesca che commistiona perfettamente spensieratezza a carica drammatica. E sembrerà un pò stupido ma uno dei pregi a parer mio che più sanciscono la riuscita di questo prodotto, oltre la coerenza negli intenti e la sincerità dell'approccio, è questa modalità nel raccontare che va a guardare alla commedia classica e a quel cinema disneiano delle nostre infanzie (e fa sorridere che la casa antagonista sia proprio la Disney/Marvel). La selvaggia che viene a contatto con la società urbana, i siparietti comici, le interazioni tra i personaggi, i personaggi stessi, rimandano a certe dinamiche di quel mondo che Wonder Woman tocca con un pizzico di nostalgia. In generale la Jenkins mira alla creazione di un mondo emotivamente coinvolgente, dove per quanto stereotipati essi siano ci si affeziona ai protagonisti, ci interessa di loro (ed è da un pò che non accadeva negli ultimi blockbuster), la chimica tra la coppia Gadot-Pine è la migliore vista su questi lidi (frizzante il dialogo di notte sull'imbarcazione che li porterà alla civiltà intorno al concetto di matrimonio e ai "piaceri della carne"). Nello strutturare il suo racconto la Jenkins ci mette tanto cuore, a costo di scadere nello stucchevole più di una volta, e quando sbaglia nella gestione delle sequenze d'azione alla stregua di un'estetica Snyderiana malriuscita, emerge anche in quei frangenti di spersonalizzazione visiva quel lavoro sull'emotività e sulla motivazione profonda della protagonista.

 

 

Said Taghmaoui, Chris Pine, Gal Gadot, Eugene Brave Cook, Ewen Bremner

Wonder Woman (2017): Said Taghmaoui, Chris Pine, Gal Gadot, Eugene Brave Cook, Ewen Bremner

 

Dopo una serie di episodi in casa Marvel e DC in cui la reiterazione di un ritmo forsennato e la bulimia di scene action di massa rischiava solo di aumentare progressivamente l'apatia di uno spettatore sempre più distaccato al cospetto di certe dinamiche, ci voleva la genuinità e la sensibilità di un film come questo a consentirci di prendere una boccata d'aria fresca. Un film che non ha fretta di buttarla in caciara, che si prende i suoi tempi, equilibrando con cura le componenti e centellinando le sequenze d'azione a dovere. Un film che nel delineare il perscorso e l'identità della sua protagonista si conforma alla sua personalità e che trae dalla sua ingenuità, dolcezza, vigore e positività i punti di forza. Positività e speranza di cui l'operazione respira a pieni polmoni, dopo anni di pomposa cupezza e seriosità. Gal Gadot, donando anima e corpo all'eroina, condensa in sè tutte queste virtù divenendo l'elemento di purezza che fa risplendere il film. Proprio la sua purezza/illibatezza al male è l'arma perfetta per distruggere la corruzione personificata dall'arcinemico Ares. Nell'eterna guerra tra bene e male l'uomo invece è una marionetta alla stregua degli influssi di entrambi ( il bene e il male), una creatura meticcia che si sbrana vicendevolmente con i suoi simili, ha perso la sua purezza poichè imbevuto di quella corruzione e non può che starsene a guardare ammirando quel concentrato di valori sublimato da Diana per cui la sua generazione ha smesso di battersi: dedizione, idealismo, riscatto, emancipazione e sacrificio. La divinità amazzone fa di questi valori morali il suo piedistallo, la morale torna nucleo della storia, matrice che smuove gli eventi, impeto delle sue azioni. Gli uomini con un indole ottenebrata dall'abnegazione proveranno a farla demordere ma lei va dritta per la sua strada, deve trovare Ares e salvarli tutti. Messa in questi termini gli uomini, nonostante siano il fine ultimo della missione, parrebbero paradossalmente un ostacolo al compimento del destino di Diana, questi in realtà le insegneranno qualcosa, gli uomini faranno dono a Diana della più profonda essenza dell'amore, l'amore nelle sue molteplici forme manifeste (da un indiano che senza rancore aiuta un amico appartenente ai carnefici della propria razza all'amore nei confronti di una professione per cui magari non si è tagliati). E' la storia più vecchia del mondo ma proprio l'amore sarà quella forza (elevata perfino a divenire vera e propria dimensione fisica da Nolan in Interstellar) che andrà a corroborare la determinazione di Diana e il suo superpotere.

La cosa più curiosa di tutte è che in un periodo in cui si richiedono supereroi maggiormente spregiudicati, vietati ai minori, storie originali, a vincere sia proprio forse la più innocua e classica delle favole con tanto di morale annessa e cuore pulsante.

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