Regia di Alan Schneider, Samuel Beckett vedi scheda film
Vertiginosa riflessione sul guardare e sull'essere guardati: sullo sguardo di un (cine)occhio verso un obiettivo e sull'impossibilità di sfuggirne. Chi guarda chi? Noi esistiamo solo perchè qualcuno ci guarda? L'incursione di un genio del teatro nello spazio-tempo dinamico del cinema può dirsi pienamente riuscita, proprio perchè non si tratta di teatro filmato, ma di cinema-cinema, con un utilizzo geniale della soggettiva, del carrello, del dettaglio. Uno dei pochi film teorici/concettuali capaci di rifuggire dall'intellettualismo e della sterilità: di fatto è un film angosciante, esistenziale, emozionante, dove l'ironia è tragica e non stempera il pathos.
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