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L'assassino

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'assassino

di hallorann
8 stelle

Un uomo rientra a casa in piena notte, mette un disco jazz, si fa un bagno e s’addormenta. Lo squillo del telefono lo risveglia…”ho dormito dieci ore di fila…tu sposerai un uomo stanco”. L’uomo è il trentacinquenne Alfredo Martelli, un distinto antiquario condotto in questura senza motivo, il quale dopo qualche ora scopre di essere il principale indiziato del delitto di Adalgisa De Matteis, (ex) amante e finanziatrice…

Elio Petri esordisce nel 1961 con un giallo irregolare che nello stile rispecchia la sua personalità. Romano ma non burino, intellettuale e impegnato, popolare e pragmatico, affabile ed eccentrico. Ne L’ASSASSINO si parte da echi kafkiani, si mette in moto l’azione investigativa subdola, quasi illegale e psicologicamente insostenibile delle forze dell’ordine. Martelli dall’inizio alla fine viene sottoposto ad un interrogatorio non molto democratico, solo per riuscire a strappargli una confessione di colpevolezza impossibile. Tramite l’uso di flashback – che hanno funzione di raccordo e di ricordo della vita del protagonista – si ricostruisce il suo passato sviscerando le colpe, i difetti, gli egoismi, gli spigoli e i piccoli scheletri che ogni uomo possiede e nasconde. Tutto tranne ciò che serve davvero, il delitto. Con metodi poco ortodossi la polizia indaga e Petri al contempo denuncia (come farà ampiamente nelle opere future) e illustra: una faccia del Potere e una della società, il commissario e i suoi collaboratori da una parte e l’antiquario dall’altra, prototipo e simbolo del boom. Alfredo è diventato antiquario facendo prima il robivecchi, il rigattiere, andando alla ricerca di sottane piene di soldi per sete di arrivismo, per finanziare negozi, collezioni d’arte e cambiali in protesto, e a sua volta servirsi di falsari e donne della buona borghesia per godere di buoni affari e soddisfare relazioni occasionali. Martelli è un cinico, non voto più la politica m’ha deluso, trova nella De Matteis un’amante facoltosa che lo ha tirato fuori dalla baracca e ora lui non si può più fermare…

L’ASSASSINO è un mosaico ben intarsiato dagli sceneggiatori (Tonino Guerra, Festa Campanile e Franciosa) che aiutano Petri a dare forma a una idea di cinema che egli migliorerà film dopo film: un senso di claustrofobia che coglie il protagonista di turno nell’intimo e nel pubblico, in interni come in esterni, con le istituzioni o nel familiare non ha importanza. Avvalendosi di collaboratori tecnici di primo livello quali Carlo Di Palma, Ruggero Mastroianni, Piero Piccioni, Montaldo aiuto regista, Dario Di Palma operatore alla macchina e fior d’attori. Marcello Mastroianni (che diverrà amico e lavorerà altre tre volte col regista) imprime toni bassi e tormentati al suo ambiguo personaggio, Salvo Randone (straordinario attore di teatro e interprete cinematografico esclusivo di Petri) il commissario Palumbo che non tollera il passato anarchico e antifascista del nonno di Martelli anticipa il dottore di INDAGINE con più umanità e meno rimorsi sulla coscienza, le due donne opposte di Micheline Presle e Cristina Gaioni, le spie Toni Ucci e Paolo Panelli.

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