Regia di Claude Sautet vedi scheda film
"Era l'unica persona che pensavo di poter amare". Finisce praticamente così questo bellissimo, dolente, algido film di Sautet. Con una sorta di dichiarazione di sconfitta del protagonista. Stephàne (un cinico, monocorde e per questo convincente Auteuil) basta a se stesso, ammette e accetta la propria mediocrità, si accontenta della propria vita (che ruota letteralmente attorno alla sua professione di liutaio), non crede a niente, se non in un vago sogno che chiama musica, e non ama niente e nessuno. Nemmeno la musica. Altrimenti suonerebbe, ne parteciperebbe, lasciandosene travolgere e conquistare. No, Stephàne preferisce osservare il suo sogno con distacco, preferisce accordare e perfezionare gli strumenti che serviranno ad altri, che altri utilizzeranno per rendere reale quel sogno, renderlo musica, e quindi renderlo emozione e passione. Stephàne ha un cuore in letargo, freddo come l'inverno, che non prova emozioni, che ammira la bellezza, il carattere, il talento di Camille (una Béart tesa e vibrante come il suo violino); si convince anche di poterla avere impunemente, tramite un sottile gioco di crudele, stillante seduzione, ma di uscirne indenne, poichè non egli non la può amare, non vuole amare, non sa amare. L'unico amore che nutre consapevolmente è quello per il suo Maestro. Ma nn lo ammetterà che alla fine,quando tutto sarà perduto, quando la sua battaglia contro i sentimenti sarà persa. Quando dovrà ammettere che non gli basta più guardare un sogno, che dovrà viverlo seppur controvoglia. Che le emozioni esistono e colpiscono e umiliano e fanno male. Ma che sono proprio loro a rendere vivi. A elevarti da quel niente che sei, e a fare di te una persona degna di essere conosciuta. Troppo tardi? Per Stephàne e Camille si. Il film finisce con un curioso sentimento di nostalgia e tristezza: per quello che avrebbe potuto essere e che invece non sarà mai. Ma anche con un imprevisto senso di speranza. Forse il cuore in inverno ha cominciato a palpitare, a venire alla luce. E come ogni parto, è stato doloroso e traumatico. Ma ora è vivo. E ricomincerà a battere.
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