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L'inganno

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

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La recensione su L'inganno

di Zagarosh
6 stelle

Nel romanzo omonimo di Thomas Cullinan, già adattato per il grande schermo con La notte brava del soldato Jonathan, non manca nessuna delle suggestioni necessarie per creare un grande lavoro di Sofia Coppola in grado di mischiare il gusto del dramma in costume con una storia di reclusione femminile. Una storia di donne costrette a vivere in un ambiente angosciante, ciascuna con qualche trauma passato alle spalle che l'ha portata (volente o nolente) nell'istituto Farnsworth. E sappiamo bene che il cinema della regista statunitense vive spesso di dolori mai esplicitati o realmente risolti. Eppure c'è poco della spietata lucidità della Coppola in questo remake così simile all'originale nella trama (anche se spogliata dell'elemento cristologico impresso da Don Siegel) ma diverso nella maniera in cui questa viene messa in scena.

 

La calda fotografia con i suoi colori pastello sembra voler dare una interpretazione diversa della cruda violenza che esplode nella trasposizione del 1971. Ed è forse nelle scene più marginali che bisogna cercare le differenze maggiori. Lo scatto d'ira del caporale in seguito alla sua amputazione non è accompagnato da alcun rimorso e rende il personaggio di Colin Farrell meno vittima di quanto non lo fosse quello di Clint Eastwood. E poi la conclusione così sommessa ed apparentemente carica di sconfitta pare quasi una assoluzione della Coppola verso i suoi personaggi. Come se non ci fosse sadismo in quella fatale decisione ma solo la manifestazione inevitabile di tensioni latenti maturate in anni di oppressione (che in questo caso è più collettiva e storicizzata che personale). Ma è ben poca cosa e di certo non basta a rendere questa versione davvero autonoma né a dare nuovo senso a qualcosa di già raccontato.

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