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Dunkirk

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Dunkirk

di AlbertoBellini
5 stelle

locandina

Dunkirk (2017): locandina

 

Approfittando della quiete dopo la tempesta, ad un mese e poco più dalla distribuzione (e dalla visione) di codesto film nelle sale, ho il forte bisogno di liberarmi di un peso che mi porto addietro da un bel po', oramai, e di farlo nella maniera più diretta possibile. Francamente, a me dispiace. Dispiace di ritrovarmi qui, ben lontano dal colossale gruppo di persone che hanno amato e/o esaltato suddetta operazione furbesca, in parte deluso, con una sensazione complessiva tanto amara da recarmi fastidio. Sì, ho definito Dunkirk un'operazione furbesca, poiché così è apparso ai MIEI occhi, così come appaiono da tempo le opere firmate da Christopher Nolan. Dal 2010, per la precisione, anno in cui diresse Inception, solo il primo passo in una fossa buia e profonda, un po' come quella in cui cadde il giovane Bruce Wayne, dalla quale sembra non riuscire (o volere, arrivati a questo punto) a sottrarsi. Ci ho sperato sino all'ultimo secondo; ho sperato che il regista brittanico dal grande talento, checché se ne dica, tornasse in sé, uscisse da quello stato cataclismico nel quale l'ego smisurato aveva divorato il giovane, promettente autore di gran bei film come Memento e The Dark Knight, e un quasi-capolavoro come The Prestige. Niente da fare. Situazione, questa, che mi ricorda quella di Terrence Malick e del suo delirare (ok, forse non così grave, ma poco ci manca). Per cui ho ben poco da dire di Dunkirk, e quel poco è tutt'altro che positivo. Spacciato prima dalla critica americana e poi da quella italiana come un'opera sconvolgente, in grado di riscrivere e reinventare il concetto di 'film di guerra', altro non è che l'ennesimo, asfissiante, polpettone nolaniano, privo di empatia (o di voglia di far empatizzare chi guarda), il cui unico obiettivo è, per l'appunto, sconvolgere, impressionare, lasciar a bocca aperta usufruendo di immagini "preconfezionate" - le quali si auto considerano epiche ed emozionanti a prescindere da tutto, dalla loro composizione e da ciò che vogliono raccontare o trasmettere -, e delle invadenti musiche di Hans Zimmer, ad una certa insopportabili. Se però le sole immagini e le sole musiche, prese da parte, possono ancora ancora affascinare (anche se, dal mio canto, il termine giusto è abboccare), ciò su cui crolla il tutto, ancora una volta, è proprio la narrazione: davvero, mi sono sconosciute le ragioni per cui Nolan debba sempre e comunque stranvolgere e disordinare un soggetto in partenza funzionale ed interessante. Perfino nel parlare di qualcosa di delicato come la guerra non si è quantomeno limitato, ma anzi, è tornato a parlare 'a modo suo' (ovvero incomprensibilmente) del tempo - tema a lui caro -, suddividendo il film in tre atti, in ognuno dei quali il tempo trascorre diversamente: terra (una settimana), acqua (un giorno) e aria (un ora). In fase di montaggio, questi tre atti si sono mescolati l'uno con l'altro, dando vita ad una linea temporale totalmente sconclusionata, senza un reale e giustificato motivo, se non quello di comunicare allo spettare "sono un film di Christopher Nolan", nel remoto caso in cui non si fosse compreso. È il caso che Nolan si tenga distante dalla scrittura, riservandola magari a qualcuno che possieda maggiori competenze (anche il fratello Jonathan, con The Dark Knight Rises, ha fatto i suoi danni) e dedicarsi a dirigere progetti che nascano dal cuore, anziché da una visione che sembra puntare solo ed esclusivamente alla spettacolarità dell'IMAX; in sintesi, ci vorrebbe più amore e meno formato. Inutile spendere parole su un cast di bravi attori, come Mark Rylance, Kenneth Branagh, Cillian Murphy e Tom Hardy (a quest'ultimo è stato affidato un finale che ha del comico), ridotti in ruoli bidimensionali. 

Insomma, Dunkirk è un film da me distante. Una confezione abbellitta sino alla disperazione, e completamente vuota al suo interno. Evidentemente, io e Christopher Nolan abbiamo intrapreso due strade che hanno ben poco a che vedere l'una con l'altra. È un peccato; tuttavia, preferisco senz'altro starmene con la minoranza, e perdermi piuttosto nella bellezza del cinema di cineasti che lavorano con amore, e che non si travestono da finti autori.

 

Qui sotto, qualche esempio di spettacolarità nolaniana:

 

scena

Dunkirk (2017): scena

scena

Dunkirk (2017): scena

scena

Dunkirk (2017): scena

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