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Schindler's List

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Schindler's List

di emil
10 stelle

Catastrofe, distruzione(Shoah).

La storia tramanda la memoria di abominii.  E custodisce gelosamente delle perle di bontà impensabili, dei gesti umani ed umanitari incommensurabili.

 

Oskar Schindler.

Imprenditore tedesco che durante l’olocausto salva oltre 1.000 ebrei, utilizzandoli come manovalanza nella fabbrica di sua proprietà, la D.E.F. a Cracovia.

Inizialmente spinto dal facile guadagno derivante dal basso costo del personale ebreo, Schindler (Liam Neeson nel ruolo più celebre e significativo della sua carriera) finisce per difendere davvero i suoi lavoratori, perfino quelli incompententi, denunciando abusi e presentando richieste di risarcimento al governo tedesco per i maltrattamenti subiti.

 

La pulizia del ghetto di  Cracovia , l‘orrore ed il genocidio a cui dovette assistere impotente, furono la molla che lo spinse ad andare fino in fondo, stringendo un' alleanza ed accordi con il perfido Amon Goth (interpretato da un ottimo e disgustoso Ralph Finnes, anch’egli in un ruolo al limite delle sue possibilità), capitano e responsabile del campo di concentramento di  Plaszow, dove gli ebrei sfollati dal ghetto vennero raccolti in attesa di ricevere la morte , per trasferire molti di essi nella fabbrica adiacente e preservarne la vita.

 

L’incedere delle forze russe segna la fine della guerra e  la sconfitta della Germania; i campi devo essere liberati e le “prove“ cancellate, ma Schindler riesce a trasferire gli ebrei lavoratori da Plaszow in un’altra fabbrica nell’allora Cecoslovacchia, sottraendoli a morte certa, pur se nell'operazione dilapida la fortuna accumulata.

Infatti poco dopo dichiarò bancarotta e si trasferì in Sud America, ma non si risollevò mai economicamente;  morì in povertà, tirando a campare grazie alle famiglie degli ebrei che salvò e che in seguito conobbe in Israele, dove tutt’ora è sepolto. 

 

L’intera vicenda, dalla quale Spielberg trae il film diretto nel 1993,  venne  alla ribalta grazie all'incontro casuale  fra lo scrittore australiano Keneally , autore dell’omonimo romanzo , ed un certo Podek, prigioniero ebreo sopravvissuto proprio grazie alla lista, incontro dal quale nacque un'amicizia.

 

Chi meglio di Spielberg, ebreo americano  che in gioventù soffrì tantissimo il disagio e la discriminazione, poteva scuotere le coscienze con un racconto del genere?

Il regista sceglie un bianco e nero tumefatto dalle percosse e dalla violenza, bagnato di colore solo in un pugno di scene davvero memorabili. Il racconto è blindato da una sceneggiatura curata nel dettaglio, la pulizia della messa in scena è esemplare e segue una linearità cruda e disarmante, proprio come la logica aberrante della folle ideologia nazista.

Le operazioni del rastrellamento del ghetto sono impressionanti e durissime (richiamano alla mente la scena analoga di un altro capolavoro come “il Pianista“).

Un epilogo commovente e da brivido,  da far vedere all’infinito alle generazioni future, che cortocircuita direttamente con il nostro tempo.

 

Un vero e proprio film testamento, che costringe a guardare alla disgrazia altrui come fosse la propria. Un film davanti al quale siamo costretti a fermarci e a chiederci se tutto questo è stato solo un sogno o è esistito davvero.

 

 Capolavoro

 

 

 

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