Espandi menu
cerca
C'era una volta in America

Regia di Sergio Leone vedi scheda film

Recensioni

L'autore

NOODLES98

NOODLES98

Iscritto dal 15 aprile 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 11
  • Post 5
  • Recensioni 35
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su C'era una volta in America

di NOODLES98
10 stelle

E' ormai sempre più strano approcciarsi ad un capolavoro come C'era Una Volta In America. Già stato sviscerato in tutti questi lunghi anni, in libri, riviste, manuali e documentari, talmente tanto studiato che si rischia, nel parlarne, di ribadire solo cose dette in precedenza da altri. Perciò che fare? (Cercare di) Recensirlo o lasciare quest'oggetto misterioso là dov'è, su uno scaffale della mia "videoteca" personale, quello destinato ai capolavori? Quando lo vidi per la prima volta, non sapevo minimamente tutta l'aura quasi epica creatosi intorno a questo film...perciò ho deciso di scriverci comunque qualcosa sopra, e poco mi importa se quel qualcosa è già stato scritto o detto. 
Come Shining di Stanley Kubrick, C'era Una Volta In America non è più un film, non è più un'opera cinematografica, ma quasi un'istituzione, un caposaldo, per alcuni la più bella pellicola della storia del cinema. Con gli anni il nostro ricordo di questo film potrebbe anche diventare lentamente confuso e offuscato come il film stesso, ma ci ricorderemo sempre dell'esperienza cinematografica migliore della nostra vita. Siccome in una pellicola "ci devono essere un inizio, uno svolgimento e una fine, ma non obbligatoriamente in quest'ordine", il film di Leone inizia a metà del racconto epico ed epocale che ci vuole narrare nel corso delle tre ore e mezza di durata. Siamo immersi nel fumo di una fumeria d'oppio offuscata (come il nostro ricordo del film) dal fumo, dove il protagonista Noodles s'immerge i polmoni (e il cervello) nella droga per dimenticare la morte dei suoi tre migliori amici, causata da lui stesso. Cerca di dimenticare il suo passato e, nel frattempo, sogna il futuro. Il futuro che noi vedremo per tutto il film, la storia di tradimenti ed amicizie infrante che rimarrà un mistero per sempre. E così che il sorriso finale di Robert De Niro (tra i più belli della storia) chiude un film nello stesso posto dov'è cominciato, in modo misterioso, enigmatico ed emblematico, ma che, nonostante tutto, ci affascina e ci incanta come la bellezza delle molteplici scena che lo hanno preceduto. Tutti i 220 minuti possono essere frutto dell'immaginazione di Noodles, confuso dai fumi dell'oppio, compreso il tradimento di Max, il suo più grande amico. Le due principali figure maschili sono perfettamente speculari l'una all'altra: Noodles è un anarchico, che non vuole padroni (lo dimostra fin dal principio con la tentata indipendenza da Bugsy) e reagisce sempre d'impulso (per questo finirà in prigione per undici anni e si farà scappare il suo unico vero amore), mentre Max è un calcolatore, spudorato, che si piega ai voleri degli altri per ottenere ciò che vuole, è disposto a tradire non solo il suo migliore amico (come aveva già fatto quando i due erano solamente ragazzi, mentre sono in mare a recuperare il carico per conto dei boss locali) ma tutta la sua esistenza passata (da gangster a senatore, con un'ascesa che assomiglia, moralmente, di più ad un crollo verticale). Molti hanno sempre accusato Leone di non scavare particolarmente nelle psicologie dei personaggi, cosa che effettivamente non aveva quasi mai fatto nei suoi western, soprattutto nella Trilogia del Dollaro. Ma in quest'opera, fin dal lungo flashback iniziale sui protagonisti bambini, i caratteri e le intenzioni di ognuno sono già più che definite. Leone ci mostra la nascita di un'amicizia virile forte che sembra non possa mai essere interrotta, salvo poi smentire tutto ciò negli ultimi venti minuti. E' Noodles quello che si butta subito contro Bugsy, mentre Max rimane in disparte ad osservare la scena e a vedere il suo miglior amico condannarsi da solo per i seguenti undici anni. Nella già citata scena in mare, in qualche modo, si anticipa il futuro, il tradimento di Max...o forse è sempre Noodles che, segnato da quel ricordo, si immagina di essere ingannato dal suo migliore amico, ormai morto per colpa sua. Una macchina, poi, esce sfrecciando dalla casa del senatore Bailey, una macchina anacronistica, fuori dal tempo, con sopra un gruppo di uomini e donne vestiti con abiti d'epoca che cantano a squarciagola God Bless America, la stessa canzone che abbiamo sentito durante i titoli di testa, prima di essere immersi in quest'epica. E ciò non fa che infittire un mistero irrisolvibile. Quel gruppo di uomini e donne sembrano appena usciti da una festa di Jay Gatsby, e un anziano Noodles li guarda andare via, dopo aver fatto finta di non riconoscere il suo amico Max e dopo aver visto lo stesso scomparire (suicidato? scappato?) dietro un camion trita rifiuti, posteggiato fuori l'enorme casa. Il personaggio interpretato da Robert De Niro, per altro, presenta più di un punto di contatto con l'antieroe creato dalla penna di Fitzgerald. Come Gatsby, lui è un disilluso, e come Gatsby, è un perdente. E come lui è nella perenne ricerca della luce verde, che rappresenta il suo amore, Deborah (alla quale dobbiamo il brano più bello della fantastica colonna sonora di Ennio Morricone), ma al contempo "la più grande illusione della sua vita". Deborah è l'amore di Noodles, fin da quando sono bambini, e forse il sentimento, un tempo, è stato anche reciproco. Ma adesso, mentre David guarda il mare dopo averla violentata, non può far altro che ricordare di come è andato dalla mamma, quando avrebbe potuto (dovuto?) rimanere lì con lei. Noodles ride (appena svegliato da un incubo?), e non riesce a pensare che quello non è il destino che aveva deciso per sé, parafrasando le parole di un altro grandissimo gangster della storia del cinema. Ambientato in tre momenti distinti della storia del Novecento (1922, 1933, 1968), il film li "mischia", in un unicum, finché alla fine non saremo più in grado di distinguere le varie epoche se non dall'aspetto dei personaggi. Questa struttura circolare si chiude quando a David viene presentato il figlio del senatore Bailey, identico a Max da giovane. Il cerchio è chiuso e completo, come il film. Le spiegazioni non servono più (ma sono mai servite?) e non c'è bisogno di capire tutto ciò che si vede per affermare l'eccellenza di questo film. "Preferisco ricordare le cose come mi piace" diceva Bill Pullman nel Lynchiano Strade Perdute, e così che ha fatto Noodles. Solo il tempo, protagonista indiscusso della storia, potrà dirci se un film vale la pena di essere (ri)visto e di essere lasciato ai posteri...e il tempo ci ha detto che C'era Una Volta In America è uno di quei (pochi) film.

VOTO: Non posso dare nessun voto...sarebbe riduttivo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati