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C'era una volta in America

Regia di Sergio Leone vedi scheda film

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El Barto

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su C'era una volta in America

di El Barto
10 stelle

"Se la Storia del Cinema venisse per sbaglio cancellata dalla memoria del mondo, una proiezione di C’era una volta in America basterebbe a riportarla in vita per intero. Sarebbe sufficiente che Noodles/Robert De Niro accostasse gli occhi a quel buco nel muro del bagno e rivedesse, circonfusa di farina e d’amore, Deborah/Jennifer Connelly danzare su Amapola: ci ricorderemmo tutti di colpo cos’è il Cinema e perché è stato inventato."
Ilaria Feloe di Filmtv afferma con queste frasi una straordinaria verità, che di fatto rende superflua questa mia opinione, che tuttavia mi accingo a scrivere per rendere omaggio al capolavoro di Sergio Leone, principe e testamento della sua filmografia. 
Chi avrebbe mai pensato che il più bel gangster movie di sempre (non me vogliano Coppola e Scorsese che col regista romano hanno in comune solo l'accento siculo di certi gangster, e davvero poco altro) potesse inglobare da una parte il più bel melò di tutti i tempi e la più accurata e accorata riflessione sul Tempo? Il Cantico dei cantici che Deborah, la "vincente che si riconosce dalla partenza", legge al giovane Noodles, da una parte; Yesterday dei Beatles nel fenomenale riadattamento del genio musicale di Ennio Morricone. Lo stupro che ha il sapore di un addio in un tassì (come poi, in ordine "cronologico", il treno) proprio dopo che Noodles adulto rievoca di nuovo  mirando l'amata in estasi ( C'erano momenti disperati che non ne potevo più e allora pensavo a te e mi dicevo: Deborah esiste, è la fuori, esiste! E con quello superavo tutto. Capisci ora cosa sei per me?) ; un trillo di telefono che attraversa 30 anni di storia americana, per citare solo il più evidente meccanismo di "manipolazione del tempo" che il film mette in atto, e (ri)proietta  Noodles e noi. Ecco, Noodles è colui che tiene in equilibrio le due spinte del film (quella melodrammatica e quella filosofica-letteraria della "ricerca del tempo perduto"): con "la puzza della strada", quella dell'indimenticabile fotogramma dove figura nel Lower East Side newyorkese degli anni 20 con i compagni di sempre, tra tombini fumosi e il ponte di Brooklin quasi invisibile tra la nebbia, David "Noodles" Aaronson è un personaggio tragico, tra il looser mesto e disincantato e l'eroe metafisico, ma certamente empatico e irresistibile. Ci sarebbe altro da dire, a partire dal viso butterato da una giovanile acne di un impeccabile James Woods fino alle citazioni cinematografiche, come lo scambio dei bambini, nel quale il "drugo" Cockeye beve il latte (+), chiaro riferimento kubrickiano, come sottolineato dalla celeberrima colonna sonora.





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 Quando scatta in me l'idea di un nuovo film ne vengo totalmente assorbito e vivo maniacalmente per quell'idea. Mangio e penso al film, cammino e penso al film, vado al cinema e non vedo il film ma vedo il mio.....Non ho mai visto De Niro sul set ma sempre il mio Noodles. Sono certo di aver fatto con lui "C'era una volta il mio cinema", più che "C'era una volta in America" »


(Sergio Leone)

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