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Nerve

Regia di Henry Joost, Ariel Schulman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Nerve

di maurizio73
4 stelle

Estetica da videoclip e romantic dramedy che ripropone il vicino orizzonte distopico dell'arena virtuale aggiornata ad una generazione digitale di decerebrati del Blu Whale, le prodezze di liceali newyorkesi alle prese con rituali dell'età di passaggio è il pretesto furbetto per dire delle trappole della rete e le impersonali dinamiche del branco.

Umiliata e offesa dalla più spigliata e disinibita amica Sydney, la liceale Venus decide di partecipare ad un internet social game chiamato Nerve, dove si può pagare per vedere o essere pagati per giocare, accettando e superando le prove di coraggio che di volta in volta la community propone ad i suoi sfidanti e che devono essere filmate e postate in rete in una diretta live streaming. La prima prova è quella di baciare uno sconosciuto in un bar, ed è qui che la ragazza fa la conoscenza di Sam, un altro partecipante al gioco che la condurrà lungo una escalation di sfide acrobatiche sempre più avventate e rischiose. 

 

locandina

Nerve (2016): locandina

 

Estetica da videoclip e romantic dramedy che ripropone il vicino orizzonte distopico dell'arena virtuale aggiornata ad una generazione digitale di decerebrati del Blu Whale, questo ennesimo capitolo delle prodezze di liceali newyorkesi alle prese con rituali e insicurezze dell'età di passaggio è solo un pretesto furbetto per una banale contaminazione tra reale e virtuale che finge di riflettere sulle trappole della rete e le sue dinamiche impersonali: circolo vizioso che si autoalimenta grazie all'accesso indiscriminato ai dati sensibili e ad una deregulation selvaggia dove prevalgono il cyberbullismo e la legge del branco.
Sulle drammatiche ricadute della virtualità e sul dualismo implicito nella sovraesposizione digitale certo aveva detto di più e meglio la struttura corale di prove d'autore come Men, Women & Children e Disconnect, pure quelle alle prese con la consueta rassegna delle trappole di un'alienazione sociale in grado di disgregare famiglie, boicottare relazioni sentimentali, portare alla bancarotta e traviare una irreprensibile etica professionale; insomma il solito repertorio che spazia dal sexting al gaming on line, dal phishing al trolling, dallo stalking allo sfruttamento della prostituzione. Qui il contesto si fa meno serio e più ludico, agitando confusamente il sottotesto thrilling di una indefinita e impersonale volontà coercitiva che attrae con le facili lusinghe della notorietà e del denaro per poi irretire i malcapitati in una trappola senza uscita di rappresaglie trasversali (la famiglia minacciata) e lo spettacolo adrenalinico di prove sempre più rischiose, contando sull'omertà degli spettatori, l'anonimato di una rete di botnet e la indubbia stupidità delle sue vittime. Al netto delle schermaglie sentimentali e della coppia da copertina dei soliti parenti d'arte (come Rubin e Reitman di prima, ma dalla parte opposta della mdp e soprattutto con molti meno meriti) impegnati in una folle corsa alla Speed ma senza l'autobus, questo teen movie ammiccante e furbetto si risolve nella mappa virtuale di una New York notturna e ipercromatica dove fanno capolino i nomi-slash-nick delle pedine impazzite di un folle gioco reale che banalizza ignominiosamente motivazioni, mandanti ed esecutori materiali: non c'è un soggetto esterno che ci guadagna , il popolo della rete sembra autogovernarsi e gli autori dei fatti criminosi sono solo gli stessi partecipanti alla gara. Troppe incongruenze e pretestuosità per un film che vorrebbe teorizzare la perniciosa autoreferenzialità delle communities internet e declinare le pericolose derive del sogno americano al tempo della civiltà dell'immagine: l'anonima minaccia di una teoria del complotto (per ischerzo neh!) che rifugge la logica e qualsiasi controllo di legalità che ne manco il The Game di un irriconoscibile David Fincher (poliziotti inebetiti compresi) aveva saputo portare agli stessi livelli di involontario senso del ridicolo. Finale con i soliti nerd che disinnescano la miccia di server ed happy end di rito tra una folla di invasati nell'arena ed una pistola caricata a salve. Soundtrack di hit orecchiabili e discreto cast di giovani attori impiegati nei soliti stereotipi dei figli di un'America che paga solo in bitcoin.

 

Venus tag 36

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