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Annientamento

Regia di Alex Garland vedi scheda film

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La recensione su Annientamento

di alan smithee
4 stelle

NETFLIX

La biologa Lena (una Natalie Portman, bella ma consunta quasi in zona anoressia) vive con ansia ed una cupa apprensione la scomparsa del proprio marito, un soldato che ha preso parte ad una misteriosa missione volta a scoprire quale minaccia si cela dietro una determinata area geografica in costante espansione, che in qualche modo modifica e disgrega l’ambiente circostante, vivente ed inanimato, agendo come un cancro e modificando le strutture cellulari di ogni cosa che ne viene conglobata all’interno.

Quando l’uomo (Oscar Isaac), inizialmente dato per spacciato, torna improvvisamente, manifestando inquietanti quanto improvvise emorragie interne, la ragazza si unisce ad un gruppo di altre quattro determinate donne, scienziate, ricercatrici, psicologhe, per cercare di scoprire la causa, le dinamiche ed una eventuale cura per debellare quella piaga dilagante in tutto il globo, in crescita costante, e dalla portata ormai quasi incontrollata.

Per le cinque intraprendenti donne, si tratterrà di rischiare il tutto, compromettendo ognuna la propria salvezza, non solo e non tanto per la contaminazione presente all’interno dell’area contaminata, quanto ancor più per la presenza di minacce reali e micidiali.

All’interno di un mondo modificato che si presenta agli occhi increduli e cauti delle cinque ospiti come un irrealistico paradiso colmo di contaminazioni apparentemente impossibili (piante con fiori di specie diverse su uno stesso stelo, o dalle inquietanti forme antropomorfe, cristallizzazioni di ghiaccio simili ad alberi vetrificati, animali feroci geneticamente modificati), Lena riuscirà a comprendere sulla sua pelle la natura virale di quella forma di vita aliena che prosegue con cauta ma determinata progressione, la sua opera di conquista e fagocitazione.

In un certo senso Alex Garland torna alle argomentazioni basilari e di stampo ecologico che hanno reso, con sin troppa indulgenza, il suo Ex Machina, uno dei più celebrati film di fantascienza dell’ultimo decennio.

Nel film tuttavia, al pari di molte altre recenti mega produzioni Netflix, pare che la scenografia esaltata e preponderante, si inghiotta tutto il racconto rendendo la storia un banale presupposto per una rappresentazione molto esteriore, esteticamente anche seducente, ma molto asettica, decisamente poco in grado di regalare emozioni o sorprese che si discostino dai consueti cliché del fanta-horror. In un certo senso, con meno soldi e più necessità d’ingegno, probabilmente si sarebbe riusciti a stupire con la forza di un ingegno che qui non è probabilmente stato necessario ricercare o manifestare.

Bella e solida confezione, attori di peso (pure una dura ed inflessibile Jennifer Jason Leigh), ma tanta routine che appiattisce tutto quanto, senza che l’incanto visivo di certe ricostruzioni di vegetazioni lussureggianti possano riuscire a scuoterci da un torpore che in un contesto fantascientifico-fantastico, stona non poco con le aspettative medio-alte che ci eravamo prenotati mentalmente.  

  

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