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Nel nome del padre

Regia di Jim Sheridan vedi scheda film

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La recensione su Nel nome del padre

di lamettrie
9 stelle

Un grande film di denuncia dei crimini di stato: in tal senso un film da manuale. E. in quanto italiani, per noi tale visione è doverosa, con tutti i crimini che lo stato ha commesso, ed è alquanto salutare.

Film molto profondo dal punto di vista umano: non concede quasi nulla ai facili e squalificanti effetti all’americana, ma al contrario è molto fine nello scavo psicologico. In particolare lo è nella lettura psicoanalitica del rapporto fra padre e figlio, visto come causa della comunque non giustificata devianza del figlio. Per quanto bigotto e timoroso delle alternative, comunque il padre non è un degenerato tale da giustificare la devianza sociale del figlio, che ruba e non si guadagna da vivere in modo onesto; eppure il figlio ha ben donde su cui recriminare riguardo ai grandi errori di suo padre, pur continuando i due a volersi un gran bene.

Il film è soprattutto chiarissimo, e didascalico, nella resa realistica del consapevole delitto di stato, commesso con sagacia e determinazione dai funzionari di tale stato, in questo caso quello inglese, che sapevano che tale delitto era necessario per fare carriera, come anche sapevano che tale delitto richiedeva la massima menzogna e richiedeva di non essere noto nonostante fosse realissimo e avesse effetti devastanti.

Lodevolissime sono le ricostruzioni filologiche della realtà britannica di allora. Notevole anche la resa della verve sessantottina, nel suo giovanilismo appassionato, gaudente, sfrontato, ingenuo, inconcludente, e anche irresponsabile.

Dal punto di vista umano è un’opera europea, e non americana; perciò è più facile che sia istruttiva, sui casi seri della vita.

Dal punto di vista estetico è un’ottima opera: il ritmo è alto, la verosimiglianza su temi importanti anche. Poi c’è Daniel Day Lewis: anche se tutti recitano davvero bene, lui è il valore aggiunto del film. Fa perfettamente la parte del ribelle senza arte e parte, che però è almeno un buono:  non fa del male a nessuno, e si riserva tutta la dignità necessaria per non tollerare lesioni di tale dignità. Fa male vedere che lui firma la schifezza di falsità che gli impongono gli  impiegati del governo (del resto queste bestie lo avevano torturato, e non si può usare altro verbo): ma fa bene vedere invece che lui poi ammette il suo errore, si pente e contesta gli orrori patiti, accettando ogni conseguenza.

E fa altrettanto bene vedere che, finché esiste la democrazia (e ravvisando la necessità di rimuovere tutti i difetti che tale democrazia sinora ha mostrato, in gran copia), esiste anche la possibilità che un avvocato serio, competente ed onesto possa fare fino il fondo il suo dovere di far rispettare i diritti umani, e trarne i giusti risultati. Quando ci saranno ancora la dittatura o la aristocrazia (e la storia sinora ha mostrato che ciò è successo almeno nel 95% dei casi), tale giustizia non sarà più possibile: e guai alla persona virtuosa che allora difenderà fino in fondo i suoi diritti, e i diritti che sono di tutti, in quanto appunto sono diritti umani! Guai davvero, e non per modo di dire!

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