Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Una delle opere più furbescamente 'studiate' del cinema contemporaneo, realizzata con enormi sforzi produttivi e nobilitata da un cast tecnico ed attoriale di primissimo livello, è stata quasi unanimemente acclamata come una vibrante e coraggiosa messa sotto scacco dei rituali borghesi e delle ipocrite convenzioni sociali tipiche d'un certo puritanesimo vittoriano. E', in realtà, cinema sovraccarico, magniloquente, troppo teso al raggiungimento di esiti formali per potersi permettere il 'lusso' della veicolazione sincera e 'spedita' di qualsivoglia messaggio o suggestione che si collochi al di fuori d'un manierismo estetizzante davvero datato. Lo script ed i dialoghi sono d'uno schematismo irritante, la caricatura dell'ottusità altoborghese è qualcosa di già visto mille volte (e decine di anni or sono); il connubio (facile facile) tra storia d'amore irrealizzabile e analisi (assai piatta a dire il vero) delle aberrazioni relazionali tipiche d'una società ingessata e soffocante, dà vita ad un fotoromanzone d'altri tempi, impeccabile dal punto di vista della realizzazione formale ma davvero grottesco nel voler cercare, attraverso una continua opera di 'captatio benevolentiae', approvazione e compartecipazione emotiva da parte dello spettatore.
E' un grande e pomposo esercizio di stile di cui, francamente, non si sentiva realmente il bisogno. Un'opulenta rivisitazione 'vintage' di temi vecchi come il mondo, una banalizzazione quasi mai vivace nè appassionata dei topoi letterari di Flaubert e Stendhal, il tutto reso alla maniera classicheggiante e melodrammatica dei cineasti della vecchia Hollywood. E' un fantoccio ben agghindato ma senza linfa, nè sangue. Non è un caso che un critico come paolo mereghetti, da sempre sensibile all'indiscreto fascino delle messe in scena altisonanti e 'redditizie', lo abbia eletto miglior Scorsese di sempre.
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