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Per un pugno di dollari

Regia di Sergio Leone vedi scheda film

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La recensione su Per un pugno di dollari

di scandoniano
9 stelle

Alba dello spaghetti western, lancio nel genere di Clint Eastwood, creazione del connubio western – Morricone: “Per un pugno di dollari” è una pietra miliare che ha cambiato (migliorandolo) il cinema, non solo di genere.

In uno sperduto villaggio del West, arriva uno straniero senza nome dall’andatura serafica e dinoccolata. La delicata situazione del villaggio, diviso in due fazioni in continua lotta per il predominio, gli è ben delineata dal becchino e dal proprietario del saloon. Ma John, così lo chiameranno presto i suoi pochi amici, non se ne cura. Anzi, stranamente, sembra essere incentivato da tale pericolosità: egli è un mercenario, per di più intelligente e scaltro. Metterà contro le due famiglie di cow-boy, farà soldi a palate e soprattutto affronterà il temutissimo Ramon.

 

 

 

La trama di questo film può sembrare stereotipata e per niente originale. Ma occorre considerare che si tratta dell’archetipo dello spaghetti western, contributore fondamentale del cambiamento del cinema. Autore è Sergio Leone, che inventa un sottogenere, ispira orde di registi a seguire, rinverdisce il genere western, ne crea una nuova versione, incasellando un tipo di inquadratura, di sottolineatura musicale (di Ennio Morricone), di montaggio quasi musicale.

 

 

Non è sbagliato affermare che “Per un pugno di dollari” ha rappresentato un terremoto per la settima arte. E non tanto, e non solo, per il suo valore estetico, decisamente di prim’ordine, quanto per l’importanza che tale film ha assunto nell’intera storia del cinema. Questo film, che oggi appare un buon prodotto western, è un film ricco di primati: primo grande western italiano, diretto da un regista alle prime armi, con un prim’attore semi-esordiente ed al suo primo ruolo western, con la troupe e i professionisti che vi hanno lavorato nascosti dietro stranissimi nomi d’arte filo-americani (visto che il genere western era esclusivo appannaggio del popolo a stelle e strisce). Ebbene, da una grande scommessa di Bob Robertson (in realtà Sergio Leone da Torella de’ Lombardi – Avellino) viene fuori questo capolavoro, trampolino di lancio di Clint Eastwood, rigeneratore del grande Gianmaria Volontè, cassa di risonanza per il maestro Ennio Morricone, che inventa una colonna sonora imperitura. Il film è un coacervo incontrollato di frasi e scene cult: la disputa sulla pistola contro il fucile, il rudimentale giubbetto antiproiettile ed il relativo sbigottimento di Ramon (Volonté), ma anche la voce dell’anziano becchino, la figura del cow-boy giusto, senza macchia e senza paura. Troppi elementi per non far rientrare “Per un pugno di dollari” tra i migliori dieci film italiani di sempre.

 

scena

Per un pugno di dollari (1964): scena

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